CIVITAVECCHIA – Oltre 15.000 famiglie potrebbero perdere la proprietà della loro casa a causa di numerosi terreni sui quali si è edificato negli anni gravati da usi civici e mai affrancati. A lanciare l’allarme è l’ex Consigliere comunale Pasquale Marino (nella foto) , secondo cui la soluzione potrebbe essere sarebbe un atto di allodio che dovrebbe essere sottoscritto da Comune, Università Agraria e Regione, come spiega in questo suo dettagliato intervento.
“Gli usi civici – esordisce – sono rimbalzati alla cronaca di questi giorni per ciò che si vuole realizzare al Largo della Pace e nell’area davanti all’ospedale San Paolo. Ma il vero problema è quello che riguarda le zone della cosiddetta tenuta delle Mortelle, tenuta dei Guartacci, ecc. per capirci tutte le costruzioni che negli anni passati sono stati realizzati nella parte Nord della Città e cioè al disopra di via Baccelli–Aurelia. Ora che il problema è di dominio pubblico è diventato un incubo un vero rompicapo per: proprietari, notai, banche, Agenzie Immobiliari, ingegneri architetti, periti, ecc. Qual è infatti il rischio inconsapevole che corrono migliaia di proprietari di abitazioni costruite sui questi terreni gravati da “usi civici”e mai affrancati? Per rendersi conto bisogna risalire ad una sentenza del 1990 emessa dal Commissario per la liquidazione degli usi civici che alla fine di una lunga causa (oltre 20 anni) tra Associazione Agraria (ente pubblico) di Civitavecchia e la Terni Spa, Enel, sentenziò che la tenuta Ferrara, la tenuta delle Mortelle e la Tenuta Quartucci, quest’ultima di natura privata, erano gravati da usi civici e quindi reintegrabili al demanio civico delle aree possedute da privati. Da allora però l Agraria, sembra che, non abbia ancora trascritto la sentenza, limitandosi alla pubblicazione di un avviso pubblico datato 11 marzo 2010 con il quale comunicava che intendeva procedere alla sistemazione delle terre civiche. Il problema che si pone, una volta trascritta la sentenza del 90, è che la definizione di demanialità di detti terreni comporta che i proprietari non potranno effettuare compravendite, successioni, donazioni, mutui e ne avere permessi edilizi senza che venga liquidato il gravame. Già oggi, nonostante nelle visure catastali non risulta nessun vincolo per i proprietari di immobili, i notai non effettuano i rogiti delle compravendite, le banche si guardano bene dal concedere mutui e finanziamenti in attesa che si risolva il problema e tra l’altro bloccando il mercato immobiliare con grava nocumento per le agenzie di mediazione. Mi chiedo, in conclusione, come è stato possibile che allorquando gli uffici urbanistici comunali nel redigere i piani di zona, nel concedere le licenze edilizie, nello stipulare le convenzioni con le cooperative per la costruzione di appartamenti di Edilizia Pep o Ater, nella costruzione di strade e dello stesso Ospedale sia sfuggito questo ‘piccolo particolare’ degli usi civici. Mi chiedo, altresì, come l’Associazione Agraria abbia assistito in modo passivo senza intervenire a tutela dei diritti collettivi e magari affrancare sul nascere gli usi civici d’accordo con il Comune e la Regione che tra l’altro ha concesso anche i finanziamenti alle cooperative”.
“Ora che cosa si può fare per risolvere il problema? – si interroga Marino – Ogni singolo proprietario può chiedere all’Agraria di riscattare l’uso civico che però tra perizie e altre spese costerebbe circa 10 mila euro, oppure, ed è quello che mi auspico, trovare una soluzione politica, senza aggravio di spese per i proprietari, con la redazione di un atto cosi detto di ‘allodio’ promosso dal Comune con l’accordo dell’Agraria e la Regione Lazio, in considerazione che nel tempo questi tre Enti non hanno valutato bene il da farsi secondo le normative vigenti e considerando che oggi ci sono gli strumenti legali per risolvere definitivamente il problema dei concittadini che ahimè, loro malgrado ed in buona fede si trovano in questa situazione incresciosa.