MANZIANA – Non è allarmismo, ma allarme sì. Tra la popolazione di Manziana, che s’è vista (si fa per dire) comunicare dal Sindaco Bruni, in data 26 agosto, che l’acqua che scorre dai suoi rubinetti non è più potabile. Lo ha scoperto l’ARPA. Comunicato, si fa per dire, perché c’è da temere che siano stati letti solo da cittadini particolarmente occhiuti sporadici manifestini, affissi in luoghi improbabili e inseriti, tra le tante altre cose, in rete. Dove, pensiamo, avrebbe dovuto spiccare a caratteri forti come avviso importante.
Dopo le preoccupazioni suscitate dall’alto tasso di arsenico nelle acque della zona, ci mancavano solo i batteri coliformi. Avranno qualcosa a che fare con le patologie intestinali che tanti manzianesi denunciano? Il sindaco ha adempiuto a un obbligo di legge emettendo quella sua ordinanza che vieta l’utilizzo dell’acqua proveniente dagli acquedotti comunali La Dolce e Ponte Mariano. Ci chiediamo, però, quanti cittadini sappiano da quale di queste fonti, o da altre, provenga la loro acqua. O sappiano qualcosa del tutto.
La questione è” trasparenza”. Si sarebbe potuto intervenire con maggiore utilizzo dei mezzi di comunicazione. Non tutti hanno la possibilità di consultare la rete, non tutti hanno visto un’ordinanza semiclandestina, non tutti sanno da che fonte attingono. Appunto. Forse si sarebbero dovuti utilizzare tutti i mezzi di comunicazione pubblici e privati, giornali, riviste e radio comprese. Forse si sarebbe potuto lasciare l’avviso casa per casa. Forse si sarebbe potuto adeguatamente dettagliare la comunicazione, renderla più chiara, eliminare alcune contraddizioni, indicare la reale estensione delle zone interessate. Se non altro per evitare la passivizzante e insidiosa sindrome del “tutto va bene, madama la marchesa”.
Nello specifico sarebbe corretto, democratico e a difesa dalla salute pubblica se ci si spiegassero le cause dell’inquinamento. Se ci si dicesse come, da un lato, si indichino i motivi di legge per le deroghe alla potabilità, alla luce della deroga implicita nell’ordinanza, e, dall’altro, si affermi che le problematiche sono state risolte. Se si facesse sapere da quanto tempo il Comune sapesse dei batteri coliformi ed eventualmente della causa della loro presenza, rispetto alla data dell’ordinanza del 26 agosto.
C’è qualcosa di cerchiobottista nell’affermazione del Comune per cui si fa un’ordinanza che causa giusta apprensione, per poi affermare che è stata emanata “ai soli fini cautelativi”? E’ sacrosanto sostenere, ovunque, il principio della cautela, o di precauzione, che si tratti di OGM o di nuovi farmaci, ma accoppiarlo con un’ordinanza sulla presenza di inquinanti nell’acqua lo rende vagamente ambiguo. Poi, le famigerate “problematiche” sono state davvero tutte risolte e in via definitiva e come? Non dovrebbero saperlo i perplessi manzianesi? Il che richiederebbe anche una costante, dettagliata informazione al pubblico su tutte le condizioni che possano minacciare la salute e l’igiene pubbliche, magari diffondendo, come succede nei paesi vicini, i dati dei controlli periodici sulle nostre acque.
Tutto questo esprimerebbe bene l’impegno del Comune per un modello di Amministrazione trasparente che consenta democraticamente il controllo sociale sull’azione amministrativa, in questo caso relativa alla risorse idriche.
Insomma, possiamo bere, lavarci e cucinare, o incombono coliformi su grandi, grandissimi e piccini della nostra comunità?
Comitato Manziana in Movimento