CIVITAVECCHIA – “La nostra solidarietà umana va a coloro che sono in sciopero della fame davanti al Municipio e in particolare modo a Roberto De Vito, gran brava persona ed altruista, e all’anziana signora colpita nel pomeriggio da un malore nell’augurio che si rimetta
quanto prima. Se siamo arrivati a questa situazione, oramai rovesciata e di complicata soluzione, è colpa nostra; colpa di una Sinistra assente e troppo silenziosa che ha preferito rinchiudersi in sterili salotti davanti a caminetti spenti piuttosto che tornare a parlare dei grandi temi che hanno caratterizzato le lotte di rivendicazione sociali del Novecento”. Esordisce così il Comitato “Civitavecchia Possibile – Yasser Arafat”, intervenendo sullo scottante tema dell’emergenza abitativa che in questi giorni ha visto nascere una nuova protesta estrema, di fronte al Comune, con tanto di sciopero della fame.
“Il diritto alla casa – affermano gli esponenti locali di Possibile – è un tema che, in epoca di crisi economica come la nostra, deve rimanere al centro dell’agenda politica sia locale che nazionale. L’alloggio deve essere un diritto di tutti a prescindere dal colore e dalla nazionalità perché se uno ha una casa può progettare la propria vita, può far crescere figli, può avere una relazione o essere single, ma sempre con la sicura percezione di un posto stabile dove tornare a fine giornata. E questa è una cosa talmente importante che se manca può venir meno anche tutto il resto. In Italia manca un piano di edilizia popolare che risponda alle esigenze ed ai bisogni del presente, l’ultimo è datato febbraio 1949, porta la firma di Fanfani e successivamente, non se ne sono più visti di questo tipo. È limitativo dire che quel Piano abbia riguardato solo l’abitare, viceversa rappresentò un rilancio generalizzato per il Paese, capace di mettere in pratica la civiltà e la dignità della persona e non solo vacue parole; tutt’oggi milioni di persone, in tutta Italia, vivono in case costruite all’ombra di quel Piano. Adesso ci troviamo in una realtà locale in perenne conflitti di interessi incrociati che producono solo famiglie accampate davanti al Municipio senza la decenza di un alloggio proprio”.
“La Sinistra è qui che dovrebbe stare – proseguono – da quella sindacale a quella partitica, sempre dalla parte dei più deboli, deplorando ogni metodo e forma di violenza, ma tra coloro che una voce non ce l’hanno più e che necessitano di rappresentati che attraverso il loro ruolo in questa Comunità gli diano la giusta visibilità per divulgare, ricordare e sostenere l’importanza del loro diritto ad avere una casa, troppo spesso negato. Se arriva qualcosa, non sono che briciole cadute dal piatto, eppure questi cittadini non si accontentano del minimo sostegno ma sono in lotta, a qualsiasi età, nonostante le condizioni di vita attuali, donne e uomini che non ci stanno a vivere senza un tetto sulla testa; in troppi passano davanti a Palazzo del Pincio, la Casa di tutti quanti noi, e non si fermano a domandare cosa ci facciano lì quelle persone, vestite di disperazione, rabbia e voglia di una nuova possibilità. E se in questo preciso momento storico, la crisi economica ci limita nell’azione, almeno si affronti l’emergenza casa una volta per tutte, con coscienza della propria azione partendo anche da una politica sulla locazione seria e priva di preconcetti; un’agevolazione fiscale da applicare ai proprietari che vogliono affittare a canoni agevolati rappresenta una soluzione semplice. Altro passaggio importante è la ristrutturazione di vecchi immobili inagibili o inadeguati che possono essere utilizzati per un rinnovato uso residenziale e che riporterebbe al patrimonio pubblico un bel numero di vani da poter assegnare. Complice la crisi ma anche le nuove abitudini dell’abitare, siamo convinti che la casa è sempre più un bene da condividere, nell’epoca della sharing economy, dell’attenzione al riciclo e al risparmio, la casa così come l’abbiamo conosciuta può cambiare la sua connotazione e divini il luogo in cui sconosciuti in flat-sharing o co-hausing condividono l’affitto e le utenze e rappresenta sempre più spesso l’unico modo per essere indipendenti, dato che il mutuo spesso viene rifiutato. Basta con le ipocrisie che si nascondono dietro il ‘social housing o dell’auto-costruzione’ che funzionano per un tipo di persone, quelle che un posto dove vivere nell’imminente lo hanno ed hanno anche due soldi da parte in banca, per il resto, gli ultimi, quelli che una società troppo distante ha messo alla porta, non vanno bene queste soluzioni”.
“L’ATER ha i soldi – concludono da Possibile – 20 milioni di Euro chiusi in cassaforte, aveva dei progetti (Torre d’Orlando, via Canova, viale Lazio), manca un piano, l’Amministrazione si assuma la responsabilità politica di gestire questo processo facendo leva ad un senso umano
di responsabilità verso i più deboli dal quale nessuno dovrebbe esimersi, né sfuggire.”