CIVITAVECCHIA – Al via quest’oggi una nuova rubrica di Centumcellae News: “Old Town Sound”, un viaggio alla scoperta dei tanti e talentuosi gruppi musicali che animano il tessuto musicale civitavecchiese, decisamente vitale e variegato, in netta controtendenza rispetto al grigiore che spesso sembra caratterizzare la nostra città. La musica, infatti, sembra dimostrare tutto il contrario.
Si dice che tutti i migliori gruppi della storia abbiano cominciato per caso; al momento non ci arroghiamo il diritto di affermare che i Quicksand rientrino in questa categoria, ma sicuramente costituiscono uno dei complessi musicali più apprezzati sul territorio, forse proprio per la loro genuinità, la stessa con cui ci hanno permesso di inaugurare questa rubrica e far emergere la loro storia. Con Francesco Di Iorio, voce e chitarra, Riccardo Burattini voce e tastiere, Alberto Burattini alla chitarra, Lorenzo Patanè alla batteria e al basso Simone Soresina, questo gruppo si è fatto strada sulla scena musicale civitavecchiese guadagnando consensi e contagiando il pubblico col loro giovane entusiasmo.
Come avete iniziato questo percorso?
“Abbiamo cominciato casualmente con una formazione diversa da quella attuale quando alcuni di noi sono stati chiamati per animare lo spettacolo di Natale del liceo scientifico. Da lì abbiamo iniziato a suonare insieme come un vero e proprio gruppo, ma nessuno di noi in principio si aspettava che saremmo arrivati dove siamo ora”.
Quale è il vostro genere musicale e perché avete scelto proprio questo?
“Così come è stato casuale il primo approccio, casuale è stata anche la scelta del genere, che è venuta naturalmente grazie alle singole influenze di ciascuno di noi. C’è chi preferisce il metal, chi il rock, chi il pop italiano. Quello che ci appartiene è un rock che va dagli anni ‘50/’60 alla scena contemporanea italiana e straniera; poi chiaramente ci avvaliamo spesso di arrangiamenti per fare nostri i pezzi”.
Vi sono degli artisti particolari a cui vi ispirate?
“Non c’è un singolo artista a cui ci rifacciamo, ognuno di noi ha i suoi ‘idoli’, dai Led Zeppelin alla batteria di Chad Smith; sono sensibilmente diversi tra di loro, ma riusciamo comunque a conciliare le nostre influenze in quello che facciamo”.
Come avete scelto questo nome?
“Anche questa scelta è dovuta molto al caso, nonostante nel termine ‘quicksand’, che significa letteralmente ‘sabbie mobili’, abbiamo ritrovato una rappresentazione della nostra eterogeneità stilistica che si confonde in un’unica entità. Ci piace dare questa spiegazione più poetica, ma in realtà questa parola l’abbiamo trovata in un banalissimo giorno di noia nelle ore scolastiche”.
Come band quali sono le vostre ambizioni?
“Ognuno di noi si sta costruendo la propria vita al di là del gruppo, lavorando e studiando. Abbiamo questa grande passione che stiamo coltivando ma siamo consapevoli che renderla una professione è molto difficile e non possiamo fare a meno di aprirci altre strade. Tuttavia se ci venissero presentate delle possibilità concrete che ci permettessero di suonare anche 20 giorni su 30 di certo non le rifiuteremmo”.
Per quanto concerne gli inediti, come nascono le idee e gli arrangiamenti?
“Le idee provengono da ognuno di noi, prevalentemente nascono in privato e poi quando qualcuno ne ha uno la porta in sala prove e insieme si arrangiano e si sistemano secondo il nostro stile. Prevalentemente il genere che li accomuna è quello cantautorale italiano, che prende vita da qualche strofa su una base di chitarra e poi si evolve divenendo un pezzo completo grazie al contributo di tutti”.
C’è un’esperienza che avete effettuato come gruppo che preferite particolarmente?
“Ce ne sono tante che ricordiamo con piacere. Forse suonare a Tolfarte è stata la più bella, soprattutto per via dell’ambiente ricco di artisti e musicisti. Anche partecipare al Festival di Civitavecchia che si è svolto al teatro Traiano rappresenta uno dei nostri momenti più soddisfacenti, è stato bellissimo suonare di fronte al teatro colmo di persone e ci siamo aggiudicati il premio Mecenate TV. Di quella esperienza ci è piaciuto anche apprezzare lo scambio con gli altri gruppi che hanno partecipato, era una gara di inediti che ci ha permesso di conoscere cose molto interessanti”.
Dal vostro punto di vista cosa significa suonare a Civitavecchia?
“Dipende: in acustico è molto più facile, molti locali preferiscono gruppi composti da poche persone che intrattengano le serate anche per una questione economica; ci è capitato spesso di suonare in formazione ridotta. Spesso i locali tendono a risparmiare sul costo delle serate sottovalutando l’impegno e il costo dell’attrezzatura che andrebbe ammortizzato nel tempo, così come quello delle prove, e offrono un compenso molto esiguo, anche rispetto alla minima soddisfazione economica che il musicista si aspetta di ricevere. In ogni caso non ci lamentiamo, dal punto di vista musicale le iniziative non sono poche e vi sono dei locali che assumono una direzione artistica per occuparsi proprio di questo aspetto, offrendo un tipo di intrattenimento molto più organizzato e di qualità. Sicuramente è più facile trovare delle serate qui che a Roma dove paradossalmente vi sono moltissime possibilità: tanti gestori dei locali si rifiutano anche di prendere i demo e se non hai determinati contatti non suonerai mai in determinati luoghi. A Civitavecchia invece, forse perché è una piccola realtà, molti si conoscono o sono stati musicisti nella loro vita quindi si dimostrano più disposti ad accogliere i gruppi”.
Qual è il target a cui vi rivolgete?
“Non abbiamo un target preciso a dire la verità, però abbiamo riscontrato più seguito nelle persone dai 40 anni in su che in quelli della nostra età, forse per il genere che pratichiamo che si allontana da quello commerciale ascoltato dalla maggior parte dei nostri coetanei”.
Che progetti avete per il futuro?
“Suonare il più possibile. Questo è l’aspetto che vogliamo coltivare maggiormente, ancor prima di chiuderci in studio a registrare, perché suonando si accumula esperienza, si migliora, e nascono anche nuovi spunti e nuove idee, si è più stimolati a crescere e ad andare avanti”.
Giordana Neri