Doccia gelata dal Consiglio di Stato: il servizio idrico passa ad Acea Ato2

CIVITAVECCHIA – Doccia gelata per il Comune di Civitavecchia e del comprensorio. Il Consiglio di Stato ha infatti respinto il ricorso contro la cessione del servizio idrico ad Acea Ato, che ora ne assumerà definitivamente la gestione.

Sconcerto e grande rammarico nell’Amministrazione comunale. “È sconcertante e, sinceramente, inaccettabile apprendere dalla sentenza del Consiglio di Stato che, secondo i giudici: ‘ACEA ATO 2 s.p.a. è una società a integrale partecipazione pubblica’ – affermano il Sindaco Cozzolino e l’assessore Manuedda – si tratta di un’affermazione oggettivamente infondata, che ignora clamorosamente la presenza del 49% di capitali privati all’interno della società controllante ACEA spa. e, di conseguenza, la reale natura di ACEA ATO2 s.p.a. quale soggetto che opera sul mercato con ovvie finalità di profitto e che, però, anche grazie a quest’ultima sentenza, si troverebbe ad avere in affidamento diretto la gestione del servizio idrico anche in quei comuni, come il nostro, che ancora non era riuscita a risucchiare. La volontà popolare espressa nel Referendum del 2011 ha lanciato un messaggio di una chiarezza esemplare: ‘L’acqua non è una merce e, pertanto, la sua gestione deve essere integralmente pubblica’. Da allora, è iniziata una capillare opera di demolizione di quello straordinario successo referendario da parte del Governo nazionale e, nel nostro caso, della Regione Lazio che, con l’Amministrazione Zingaretti, ha prima approvato e poi lasciato ad ammuffire, lettera morta, la Legge n. 5 del 2014 ‘Tutela, governo e gestione pubblica delle acque’, nata dall’iniziativa dei comitati e dei Comuni per l’Acqua Pubblica. La sentenza pubblicata ieri, per i riferimenti normativi in essa contenuti, è indubbiamente figlia dell’ostinazione con la quale il Legislatore, ai vari livelli, ha voluto stracciare l’esito del Referendum, aprendo definitivamente la strada alla trasformazione di Acea in un mostro a più teste destinato a dominare nell’Italia centrale”.
Ora – concludono – avvieremo un confronto in maggioranza e con il Movimento 5 Stelle regionale e nazionale per verificare quali potranno essere i prossimi passi e, già questa mattina, abbiamo attivato i contatti con gli altri Comuni che insieme a noi hanno iniziato questa battaglia legale perché ci teniamo ad analizzare anche con loro e con Movimenti per l’Acqua Pubblica gli effetti della decisione del Consiglio di Stato”.

Deluso anche il sindaco di Ladispoli Crescenzo Paliotta: “Prendiamo atto della sentenza del Consiglio di Stato che, a nostro avviso, non tiene in debito conto quanto avvenuto negli ultimi dieci anni sul tema della gestione dell’acqua a cominciare dal referendum nel quale la maggioranza degli italiani aveva espresso parere favorevole al mantenimento della gestione pubblica delle risorse idriche – il suo commento – In queste ore ci stiamo consultando con gli altri sindaci dei Comuni che insieme a noi avevano fatto ricorso e valuteremo le prossime decisioni. Per quanto ci riguarda riteniamo la sentenza non operativa e, quindi, Flavia Servizi continuerà a gestire tutto il ciclo delle acque di Ladispoli. Siamo fiduciosi che ci possano essere i margini perché siano riconosciute le ragioni dei Comuni, oltre a Ladispoli, di Civitavecchia, Arsoli, Canale Monterano, Marano Equo, Agosta e Roviano”.