LADISPOLI – “La Regione ha intimato al Comune di Ladispoli di aderire ad Acea pena il commissariamento. Sia chiaro che l’amministrazione continuerà a combattere per la gestione pubblica dell’acqua nella nostra città”.
Con queste parole il sindaco Alessandro Grando ha annunciato che il comune non intende passivamente accettare di consegnare le chiavi dell’acquedotto alla società idrica capitolina.
“La buona gestione del servizio idrico – prosegue Grando – è sempre stata a cuore a tutte le amministrazioni che si sono succedute alla guida della nostra città ed è noto quanto la nostra coalizione abbia fatto, fin dal suo insediamento, per preservarlo e migliorarlo. Sebbene la legge obblighi i comuni a aderire ai cosiddetti bacini d’ambito, nel nostro caso l’ATO2 gestito da Acea, abbiamo comunque resistito, opponendoci legalmente in ogni sede, per preservare la gestione virtuosa di Flavia servizi che ci garantisce disponibilità, qualità e bassi costi per la distribuzione dell’acqua potabile.
“Un servizio qualitativamente vincente – va avanti il primo cittadino – se confrontato con quello offerto proprio da Acea in tutti i comuni di Roma e provincia, dove la politica gestionale di questa grande azienda sta mostrando limiti inquietanti in termini di tariffe, tempi e modi di intervento, efficienza nella depurazione, disponibilità della risorsa nel periodo estivo, problemi ambientali. E’ sufficiente guardare indietro di qualche mese quando, ad esempio la scorsa estate, i comuni del circondario gestiti da Acea erano al razionamento e alla turnazione dell’acqua potabile, o ai numerosi disagi legati ai tempi lunghissimi richiesti per l’allaccio di una nuova utenza, o alle perdite stradali riparate dopo settimane o, peggio ancora, allo scandalo dell’inefficienza, se non addirittura della mancanza, di depuratori nella vicina Cerveteri. Inoltre, per la fornitura di acqua potabile e tutti i servizi connessi, oggi un cittadino di Ladispoli paga in media il 26% in meno di un cittadino di un altro comune che riceve una bolletta Acea. Basta questo per capire che privare gli utenti della gestione Flavia sarebbe un danno irreparabile. Dunque, nonostante gli obblighi di legge, abbiamo sempre sperato che il buon senso alla lunga sarebbe prevalso e che a Ladispoli poteva essere riconosciuto il diritto di continuare a gestire in proprio un servizio idrico oggettivamente economico e competitivo. Ad avvalorare questa nostra speranza le dichiarazioni del presidente regionale Zingaretti nella sua recente campagna elettorale, con aperture a quei comuni che ambivano alla gestione in proprio del servizio e i suoi recenti provvedimenti che ridisegnavano gli ATO, sottraendo potere alle grandi aziende. Ed invece ciò che speravamo non sarebbe mai accaduto si è purtroppo verificato due giorni fa quando abbiamo ricevuto, proprio dalla Regione Lazio, l’invito ad aderire entro 15 giorni all’ATO2 ed a trasferire ad Acea tutte le infrastrutture idriche di proprietà comunale, pena, in caso di mancata adesione, l’immediato commissariamento. Un provvedimento che, se messo in atto, significherebbe un immediato aumento delle tariffe e con molta probabilità lo scadimento del servizio. Ma l’acqua pubblica è un bene troppo prezioso e noi siamo abituati a lottare per difendere i nostri diritti”.
“Ladispoli e i ladispolani hanno il diritto di scegliere come gestire le proprie risorse idriche, dunque continueremo la nostra battaglia. Chiederò un incontro immediato al Presidente Zingaretti invitandolo a mettere in atto quell’azione di comprensione e responsabilità in cui confidavamo da parte della Regione Lazio per impedire che la logica dell’affidamento dei servizi alle mega società cancelli di fatto un’esperienza virtuosa di gestione ‘in house’ come quella della nostra Flavia servizi. Parallelamente invito tutte le forze politiche presenti in Consiglio Comunale ed in Consiglio Regionale a condividere questa battaglia, schierandosi ed impegnandosi a sostegno delle ragioni del Comune di Ladispoli. Incontreremo i vertici di ATO2 – conclude il sindaco Grando – per verificare ipotesi alternative di gestione e soprattutto per chiarire che il nostro Comune non intende accettare supinamente un’imposizione che corrisponde ad una penalizzazione in termini economici e di servizi per una risorsa importante come l’acqua pubblica”.