La Procura di Civitavecchia ha chiuso in questi giorni le indagini sulla gestione di Alitalia notificando il 415 bis ai 21 indagati. Tra questi ci sono i grandi big, quei manager che avrebbero dovuto salavare la compagnia e che invece, da quanto si apprende dalla Procura, hanno finito per abissarla. Quella di Alitalia è la storia di un tragico schianto. Una lunga storia iniziata più di 20 anni fa, tra aiuti di Stato e tentativi di risanare le perdite con scelte sbagliate, privatizzazioni, esuberi e riduzioni di stipendi. Il primo campanello d’allarme della crisi di Alitalia suona negli anni ’90 quando la compagnia, per una scelta che si rivelerà fallimentare, taglia la maggior parte dei voli a lungo raggio operando per l’80% tra medio (Europa) e corto raggio nel periodo in cui le compagnie low-cost fanno il loro ingresso nel mercato. Nello stesso periodo gli investimenti della società sono pari a zero.
Nel 1996 il governo Prodi quota in borsa il 37% della società ma la privatizzazione non ha gli esiti sperati; ci riproverà anche nel 2006 con l’intenzione di cedere un altro 39% della società, questa volta non in borsa, ma attraverso una procedura di gara che però fallisce quando i concorrenti vedono i conti e decidono di ritirasi.
Nel 2000 salta la fusione con KML che pagherà alla compagnia una penale da 250 milioni di euro.
Nel 2007 inizia la trattativa con i francesi di Air France che si ritireranno quando, nella primavera del 2008, Berlusconi è dato nei sondaggi come il papabile vincitore delle elezioni. Sarà lo stesso Berlusconi a volere fortemente la cordata dei “capitani coraggiosi” puntando sulla “italianità della compagnia”.
La Cai acquisisce così la parte sana della compagnia mentre il passivo finirà nel debito dello Stato. Nel 2014 arriva Ethiad ma, nonostante l’intervento degli Emiri che fanno ben sperare, il vettore arriva a perdere 1 milione di euro al giorno. A Maggio 2017 dopo l’esito negativo del referendum per gli esuberi e la riduzione degli stipendi dei dipendenti inizia la fase dell’amministrazione straordinaria della compagnia di bandiera. L’ultima tranche di 400 milioni di euro da parte dello Stato è di Dicembre 2019; in totale sono 900 i milioni che Alitalia riceve come prestito ponte per sopravvivere durante il periodo di amministrazione straordinaria. Il prestito però non piace all’Europa e così la Commissione sta valutando se siano state violate le norme sugli aiuti di Stato. Come riportato dal Ministro Patuanelli in realtà non si tratta più di un prestito e non è intenzione del Governo erogarne altri. La newco acquisirà gli asset industriali di Alitalia senza debiti che rimarranno in capo alla vecchia società e quindi ai cittadini. Fino ad oggi lo Stato ha sborsato 9,7 miliardi per salvare il vettore. Si parla di ulteriori 2.500-3.000 nuovi esuberi. Nonostante il pericolo di fallimento, i licenziamenti, gli attuali esuberi, gli aiuti di Stato, gli atti della Procura di Civitavecchia raccontano di una ennesima gestione a dir poco leggera.
Si ipotizzano, per il periodo 2014 al Febbraio 2017, i reati di bancarotta fraudolenta aggravata, false comunicazioni sociali, ostacolo alle funzioni di vigilanza, falso in atto pubblico. Per tre amministratori delegati Cassano, Montezemolo, Cramer Ball assieme al Cfo Duncan Naysmith, si ipotizza tra gli altri reati l’aver distratto e dissipato altri 600 mila euro tra catering, cene aziendali e di gala.
Sembra essere in discesa libera la nostra compagnia di bandiera. Dal primo volo il 5 Maggio 1947, oltre 70 anni fa, Alitalia non riesce a riprendere quota
Roberta Piroli