Coronavirus. Focolaio al “San Paolo”: la Asl deve chiarire

CIVITAVECCHIA – Era il 22 febbraio scorso quando il Ministero della Salute trasmetteva a tutti gli enti, tra cui Assessorati alla Sanità delle regioni e Protezione Civile “Nuove indicazioni e chiarimenti” sul Covid 19. 

Tra tutte le chiare indicazioni chiare fornite, il Ministero richiamava l’attenzione sulla “necessità di garantire la stretta applicazione delle misure di prevenzione e controllo delle infezioni (precauzioni standard, via aerea, da droplets e da contatto) in tutte le strutture sanitarie, inclusi i servizi di pronto soccorso”.
Il personale sanitario in contatto con un caso sospetto o confermato di COVID-19 – proseguiva la nota – deve indossare DPI adeguati, consistenti in filtranti respiratori FFP2 (utilizzare sempre FFP3 per le procedure che generano aerosol), protezione facciale, camice impermeabile a maniche lunghe, guanti”.
E ancora: “Si richiama l’attenzione sulla necessità di assicurare la formazione del personale sanitario sulle corrette metodologie per indossare e rimuovere i DPI. Non sono consentite visite al paziente con COVID-19”,.

In data 11 Marzo 2020, dopo che si erano registrati i primi casi nel nostro territorio, la Regione Lazio inviava alle Asl tra cui la Asl Roma 4 le “Raccomandazioni o per prevenzione o limitazione della diffusione del Sars Cov 2 e della patologia correlata”. Agli operatori sanitari, in caso di contatto con pazienti in valutazione o confermati Covid-19, viene indicato di indossare mascherina chirurgica, occhiali o visiera, camice monouso idrorepellente e guanti. In caso di un sospetto o confermato Covid la mascherina chirurgica per l’operatore sanitario è del tutto inutile.

Un concetto che ci sentiamo ripetere da così tante settimane che siamo ormai diventati esperti. E’ chiaro infatti che non protegge adeguatamente il personale sanitario. Non a caso il Ministero della Salute indica di utilizzare mascherine FFP2 o 3. La nota della Regione prosegue invitando il personale sanitario a promuovere un uso razionale dei DPI monouso, raccomandando l’uso di mascherine FFP2 o equivalenti per le procedure che generano aerosol.

Le indicazioni della Regione si discostano in maniera evidente da quelle del Ministero. Sappiamo per certo che molti operatori dell’ospedale San Paolo di Civitavecchia hanno provveduto a comprare i dispositivi di sicurezza con i propri soldi pur di tutelare sé stessi e gli altri. Sappiamo per certo che i dispositivi di sicurezza almeno fino ieri scarseggiavano o erano assenti. Tutti gli operatori che sono in contatto con i casi Covid o sospetti tali non possono lavorare con la mascherina chirurgica e tra gli operatori vanno inclusi anche le Oss e chi addetti alle pulizie. Inoltre il Ministero della Salute dice che non sono consentite visite ai pazienti Covid-19.

A questo punto è legittimo e forse doveroso chiedere alla Direzione aziendale della Asl Roma 4 di indicare la data esatta in cui l’ospedale di Civitavecchia, dove si è sviluppato un focolaio di coronavirus, ha sospeso le visite da parte dei parenti e degli esterni per visite ambulatoriali o analisi. E’ vero che parliamo di una situazione di crisi, ma le esperienze purtroppo catastrofiche di Codogno e Alzano Lombardo, dove poi è nato il focolaio di Bergamo, le conosciamo bene. E’ così allarmistico e insensato ipotizzare conseguenze almeno simili?