Così la Asl replicava alla richiesta della Uil di tutelare il personale sanitario…

CIVITAVECCHIA – Quando l’Italia è stata travolta dall’ondata dell’epidemia da Covid-19 in molti hanno pensato che non fossimo preparati. Ma, come riferito dall’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato, rispetto alla Lombardia il Lazio ha avuto almeno 40 giorni di vantaggio per organizzarsi. Eppure la situazione su Civitavecchia è precipitata quasi subito a causa di due focolai all’interno dell’Ospedale San Paolo e della Rsa Madonna del Rosario. Nel cercare di far luce su quanto avvenuto abbiamo di particolare interesse risulta quanto riferito dal sindacato Uil, che in data 23-03-2020 ha inviata una nota alla Asl Roma 4 avente ad oggetto “Dpi e sicurezza sul lavoro”.

Nella nota il sindacato critica quanto inizialmente stabilito dalla Regione Lazio sull’uso delle “mascherine chirurgiche quali DPI idonei nella maggior parte dei casi per accogliere le istanze di massima tutela degli operatori sanitari”. Scrive la UIL nella nota in questione: “Siamo convinti che recepire acriticamente Determine regionali (non Decreti Legge nazionali) sulla sicurezza da rischio biologico COVID-19 sia stato un atto dissennato e gravido di responsabilità sicuramente morali e in subordine legali. Desideriamo così vigorosamente ricordare al Datore di Lavoro che l’inosservanza di tale obbligo assume rilevanza giuridica. Tali concetti di Sicurezza sul Lavoro sono ribaditi e oggetto di diffida firmata unitariamente da tutte le OOSS della dirigenza medica, rafforzati da recenti provvedimenti: – Circolare n. 0005443 del 20.02.2020, il Ministero della Salute ha dettato misure specifiche – Rapporto ISS COVID-19 n. 2/2020 (aggiornamento del 14 marzo 2020) Non meno vi è una co-responsabilità, con evidenti falle ed errori frammisti a presunzione, di tutto il network dei consulenti della sicurezza (RSPP, RLS e medico competente) che non ha guidato e consigliato il nostro Datore di Lavoro, ma quest’ultimo, non da meno poco avveduto, nel rifiutare pareri terzi e responsabili della UIL, come del resto dalle altre OOSS di comparto. Il nostro obiettivo è di ottenere un ospedale sicuro per gli operatori e per i pazienti. Siamo stupiti di quanta leggerezza vi sia nel rendere idonei al servizio e alla mansione professionale che inconsapevolmente sarà vettore verso i pazienti, individui fragili e più inclini a esiti infausti del terribile COVID-19 (vd Casa di Riposo Madonna del Rosario), malati stessi che si dovrebbe tutelare. Pretendiamo di essere parte attiva (come precedentemente chiesto alle SSLL) e non essere esclusi dalle decisioni autoreferenziali dettate dalla asettica lettura di circolari/direttive che ad ogni buon conto dovrebbero essere oggetto di un’applicazione più realistica e meno ‘Pilatoria’”. La nota prosegue con varie istanze del sindacato, tra cui “un’oculata gestione del personale affinchè non venga ruotato fra reparti (conoscenza frontale obbligata delle risorse umane)

Alla lettera della Uil la Asl risponde in data 30-03-2020 definendosi “bersaglio di doglianze, chiarimenti strumentali, rispetto alle quali qualsiasi riscontro non servirebbe a placare i Vs. animi, pronti solo ad infliggere colpi, ma poco inclini a creare ‘scudo’ coeso”… Quello che definite un recepimento acritico di determine regionali è, invero, la messa in atto di raccomandazioni di rango superiore; di evidenze mediche e scientifiche la cui affidabilità – ci sia permesso – non può essere messa in discussione da una Organizzazione Sindacale”.

Nella risposta la Asl prosegue dichiarando come la maggior parte delle istanze poste dalla Uil siano state recepite mentre altre risultino “incoerenti rispetto all’attuale stato di emergenza ed alla sicurezza degli operatori”. Ovviamente nel pieno dell’epidemia la Asl ha avuto e ha un carico di lavoro non indifferente, soprattutto “nel precipuo interesse di garanzia e tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori tutti, anche esterni all’Azienda”. “Duole rilevare che le persone impegnate in questi compiti delicati e urgenti – si legge ancora nella replica dell’azienda sanitaria – debbano esserne distolte per rispondere a richieste prive di fondamento scientifico”.

Una replica che tuttavia stride con la fotografia di Civitavecchia: in città, all’inizio di Marzo, si sono verificati due focolai in forte evoluzione; ad oggi ci sono 74 operatori sanitari dell’Ospedale San Paolo contagiati, e almeno 42 degenti e 16 operatori contagiati nella Rsa Madonna del Rosario.

Per trasparenza e correttezza rimettiamo le due note in allegato, sia quella della Uil che la risposta della Asl.

UIL 23-03-2020        –     RISPOSTA  ASL ROMA 4 30-03-2020