CIVITAVECCHIA – Continua a tenere banco la questione Infernaccio, con l’intervento dell’Università Agraria, esecutrice dei contestati lavori, che non ha affatto convinto e rassicurato. Quello che l’ente di viale Baccelli ha definito una semplice “bonifica degli uliveti e dei pascoli” difficilmente pare conciliarsi, infatti, con il pesante impatto ambientale degli interventi realizzati e con il Piano di gestione e Assestamento Forestale sul quale la stessa Regione Lazio si è pronunciata favorevolmente.
Non a caso nella giornata di ieri il Vice Sindaco con Delega all’Ambiente, Manuel Magliani, ha inviato una lettera al dottor Vito Consoli, Direttore dell’Area di Valutazione di incidenza e risorse forestali del servizio politiche ambientali della Regione Lazio, per conoscere se le prescrizioni circa le modalità di esecuzione dei lavori impartite all’Università Agraria siano state rispettate o meno. “Riteniamo doveroso verificare attentamente che non vi sia stato danno all’ambiente ed abbiamo perciò chiesto alla Regione Lazio di essere informati – ha commentato Magliani – Sappiamo che i lavori non hanno interessato soltanto la zona immediatamente a monte dell’Infernaccio: quindi, al netto dell’intervento che abbiamo fatto eseguire dalla nostra Polizia locale la settimana scorsa, vorremo avere dei riscontri circa la regolarità delle operazioni che hanno avuto luogo nell’ambito dell’intero piano di gestione e assestamento forestale, ma soprattutto che vi sia corrispondenza fra quanto autorizzato e quanto effettivamente realizzato. Infine se sono rimasti coinvolti nei lavori beni archeologici”.
Richiesta analoga è giunta anche da Europa Verde Lazio e Civitavecchia, che parlano anch’essa e senza mezzi termini di “scempio ambientale all’Infernaccio”. “È grave – hanno affermato Nando Bonessio e Gianluca Gori, esponenti di Europa Verde Lazio e Civitavecchia – che la Regione Lazio abbia dato l’autorizzazione e poi non abbia proceduto ad effettuare alcun controllo durante l’esecuzione dell’intervento. L’autorizzazione è stata concessa, con una determina del 21 luglio 2020, a firma del Direttore regionale delle politiche ambientali Flaminia Tosini, la stessa Dirigente attualmente ancora agli arresti domiciliari. Fin dal giorno successivo, con il nostro consigliere regionale Marco Cacciatore, abbiamo chiesto il riesame delle autorizzazioni della Direzione Regionale Rifiuti. A questo punto chiediamo di chi sono le responsabilità di quanto avvenuto alla Macchia dell’Infernaccio. Per questa ragione, chiederemo l’accesso agli atti, comprese le certificazioni tecniche e fito-sanitarie, e sosterremo l’esposto presentato dagli attivisti Forum Ambientalista. È evidente che queste pratiche contraddicono in modo evidente i principi della Transizione Ecologica che la Regione Lazio dice di voler condividere”, hanno concluso Bonessio e Gori.
Dura presa di posizione anche da Potere al Popolo Civitavecchia, che contesta fermamente non solo l’opera ma anche la spiegazione fornita dall’Agraria. “Nonostante molti siano rimasti letteralmente scioccati osservando le immagini di un’intera collina di macchia mediterranea ridotta a una vera e propria duna desertica – si legge in una nota di PaP – i responsabili dell’agraria hanno voluto ribadire che questa specie di invasione di ruspe e motoseghe è solo un’attività di salvaguardia del territorio. Una curiosa concezione della tutela territoriale, quella di questo ente pubblico. Una bizzarra visione delle cose, che si addice perfettamente a chi ha la faccia tosta di definire sterpaglie anche roverelle, lecci e ginestre scomparsi in un attimo e solo per difendere un immaginario olio civitavecchiese e una pacchianissima concezione di passeggiata nel verde dove la natura è finzione e la biodiversità è un fastidio da debellare. Le argomentazioni usate dall’Agraria per giustificare la sua bravata non meriterebbero risposta. Tuttavia, in attesa che le autorità preposte si esprimano sulla vicenda e sulle autorizzazioni che l’hanno permessa, il minimo che si può fare è condannare senza esitazione questo vero e proprio atto vandalico, ennesimo attacco alla natura e alla comunità civitavecchiese”.