SANTA MARINELLA – “Nel litorale a Nord di Roma, la mafia c’è. E’ questa la verità che è emersa nella conferenza organizzata da Il Paese che Vorrei il 2 dicembre sulla criminalità organizzata“. Piena soddisfazione nelle parole degli organizzatori della conferenza sulla presenza delle mafie sul territorio a Nord di Roma che si è svolta sabato pomeriggio a Santa Marinella e che ha visto la partecipazione di numerose persone.
«Siamo ben al di là di infiltrazioni», spiega Gianpiero Cioffredi, Responsabile regionale dell’Ass. “Libera”: «Ci troviamo di fronte ad un livello notevole di compenetrazione delle mafie. Un filo sempre più sottile separa l’economia legale da quella illegale. Il Lazio è stato attraversato dalla criminalità come il burro da un coltello, senza trovare resistenze, favorito dalla presenza di aree di fondamentale interesse come il porto di Civitavecchia e l’aeroporto di Fiumicino».
“Famiglie notoriamente mafiose come gli Spada, i Casamonica, i Pagnozzi ed altre legate al narcotraffico, agiscono criminalmente in operazioni finanziarie soprattutto di riciclaggio di denaro sporco attraverso alberghi, ristoranti, gioco d’azzardo, stabilimenti balneari. La forza delle mafie non è solo nel potere criminale ma nell’intreccio con la finanza e con la gestione amministrativa.” “Per questo”, continua Cioffredi, “non è sufficiente l’azione repressiva, ma è necessaria una nuova cultura socio-economica di controllo e partecipazione dal basso ed un’azione politico-amministrativa fatta di regole chiare. L’attacco alla Magistratura che in questi giorni si sta consumando non aiuta, come anche la limitazione delle intercettazioni sui reati finanziari o il nuovo codice antimafia che di fatto liberalizza gli appalti. Tutto questo va in direzione contraria alla lotta alle mafie”.
“La mafia c’è ma non ce ne accorgiamo, spiega Simona Ricotti (Segretaria nazionale dell’Ass. Caponnetto) perché la criminalità non vuole riflettori su di sé ed ha instaurato in questo territorio una sorta di “pax mafiosa” – di calma apparente: nessun episodio di cronaca allarmante – rendendo possibile riciclare qui il denaro sporco (“lavatrice”) senza clamore. Non abbiamo il fenomeno del “pizzo”, spiega Ricotti, ma la pratica dell’usura è capillarmente diffusa insieme agli appalti opachi ed un giro di soggetti appaltatori assai ristretto. Alla scarsa percezione del fenomeno criminale nel litorale nord contribuisce una stampa locale generalmente restia a mettere in luce questa tematica.”
Danilo Ruggiero del Coordinamento Mare Libero ha focalizzato l’attenzione su Ostia dove la penetrazione delle mafie ha utilizzato le concessioni balneari partendo dai chioschi concessi a fittizie cooperative sociali e poi trasformati illecitamente in stabilimenti, assicurando lunghe gestioni di tipo privatistico agli stessi soggetti grazie al cambiamento continuo degli assetti societari. Infine, Alfredo Profumi ha posto l’accento sul fattore culturale, quell’omertà diffusa che facilita l’espandersi del fenomeno e che va combattuta con una presenza costante: “la mafia c’è perché non ci siamo noi”.
La conferenza ha avuto una forte partecipazione di cittadini che hanno potuto interloquire con i relatori. Il giornalista Cristiano Degni ha, nel suo intervento, difeso le ragioni della stampa libera che lavora con difficoltà crescente non solo per la costante minaccia di querela ed intimidazioni ma anche per la difficoltà a reperire informazioni; visto che le Procure da cui i giornalisti prendono le notizie di mafia non fanno più conferenze stampa.
Numerosi i suggerimenti emersi su come arginare questo fenomeno; un Comune che voglia opporsi alle mafie e tutelare il proprio territorio può: 1) dotarsi di un Ufficio antimafia facendo richiesta di inserimento nella rete antiriciclaggio della Banca d’Italia per la formazione di personale specifico; 2) analizzare nel dettaglio le proposte all’eccessivo ribasso nelle gare di appalto; 3) attivare trasparenza e digitalizzazione nella propria amministrazione; 4) prestare attenzione al fenomeno dei “prestanome”, degli intestatari fittizi, delle organizzazione in “scatole cinesi” delle ditte che partecipano ai bandi; 5) monitorare il gioco d’azzardo sul territorio; 6) procedere nei bandi pubblici con la massima trasparenza, malgrado il codice degli appalti consenta di procedere per assegnazione diretta, sotto determinate cifre ed autorizzi anche il subappalto; 7) non accontentarsi del certificato antimafia (purtroppo facilmente aggirabile) nella selezione dei soggetti aggiudicatari ma procedere alla richiesta presso la prefettura dell’Istruttoria antimafia.
Il Paese che Vorrei in quanto associazione culturale e politica si impegna a vigilare sul territorio e a segnalare comportamenti anomali e discutibili”