CIVITAVECCHIA – Il 2024 è iniziato con dati drammatici sotto il profilo dei caduti sul lavoro.
Si muore oggi esattamente nelle medesime condizioni in cui si moriva nel 1800 e altro non potrebbe essere in una organizzazione del lavoro ormai arretrata a condizioni pre-movimento operaio.
Una sorta di normalizzazione pare essere in atto, dove gli infortuni sul lavoro sono sempre più ridotti a mero cordoglio mediatico e sempre meno trattati in termini di obblighi di legge.
Una guerra silenziosa su cui si continua a non registrare una sensibilità collettiva, da cui la nostra comunità non è purtroppo rimasta esente.
La totale deregolamentazione del mondo del lavoro, dove la linea guida è rappresentata dalla subalternità al perverso sistema che si muove esclusivamente nel segno dell’obbedienza al massimo profitto e dove l’elemento umano è considerato solo un incidente di percorso quando non anche un facile capro espiatorio, depotenzia di fatto l’efficacia dei programmi di prevenzione, ridotti a mera burocrazia di facciata.
La stessa invocata Formazione (pur precisamente normata), così come ogni strumento di prevenzione di norma previsto, finiscono per svuotarsi di contenuto laddove i responsabili della loro applicazione e rispetto difettano del necessario requisito della non assoggettabilità (e di esempi è purtroppo ricca la casistica delle morti sul lavoro).
Così come l’individuazione della filiera delle responsabilità, con i conseguenti effetti sui programmi di miglioramento (elemento essenziale per il governo di un ciclo produttivo in sicurezza), rimane fattore ignorato, trascurato, sempre orientato a non disturbare i manovratori di un sistema perverso che si muove esclusivamente nel segno dell’obbedienza
al massimo profitto.
Una logica che va ribaltata, riportando al centro il perno fondamentale attorno a cui ruota il mondo del lavoro: il CAPITALE UMANO.
L’applicazione delle normative vigenti presenta vere e proprie voragini in termini di rispetto degli obblighi di sorveglianza, di procedure, di sanzioni: una elusione incredibilmente ricorrente e spesso impunita.
È da questa consapevolezza che può e deve partire la battaglia delle battaglie per porre fine alla quotidiana strage silenziosa: con umiltà, coscienza e conoscenza, SENZA DEROGHE.
Perché, quando si fa la differenza tra la vita e la morte NON POSSONO ESISTERE DEROGHE.
Per uscire dalle mere enunciazioni e considerato il clima avviato di campagna elettorale, un suggerimento concreto che potrebbe risultare utile ad integrare le già dirimenti piattaforme cittadine di cui si ha notizia (dall’intelligenza artificiale ai cambi di casacca) con qualche tema che tocca la carne viva dei cittadini: tipo IL LAVORO IN SICUREZZA.
Si apra un pubblico confronto con i massimi protagonisti dello sviluppo cittadino, le istituzioni preposte, con quelle parti già direttamente chiamate in causa dal protocollo per la Sicurezza sottoscritto dall’ADSP (che altro non dovrebbe fare che assicurare il rispetto della legge) per avviare un virtuoso percorso di prevenzione, trasparenza e sensibilizzazione collettiva.
Il minimo indispensabile per tornare a chiamarci un paese civile.
Lucia Bartolini – Laboratorio politico ‘A GAUCHE