TARQUINIA – Dal Pd Tarquinia riceviamo e pubblichiamo
Oggi dopo 7 anni di governo di destra, il debito è esploso, la situazione (non ci nascondiamo) già grave prima dell’entrata in carica del presidente Borzacchi, con un bilancio in perdita per circa un milione ed ottocento mila euro è arrivata ad un debito di quasi 4 milioni di euro, destinati a crescere.
Si parla di un’azienda non sostenibile, che nel breve termine non sarà più in grado di pagare neanche gli stipendi dei dipendenti e che in virtù dell’attuale normativa in caso di commissariamento obbligherebbe tutti e sottolineiamo tutti i 16.000 cittadini di Tarquinia a farsi carico del debito. Facendo i conti della serva parliamo di circa 350€ che ciascun cittadino si vedrebbe addebitati tramite cartella esattoriale.
Come se non bastasse, sottolineiamo l’irresponsabilità nell’indire delle elezioni nei tempi e nei modi con le quali sono state realizzate: senza l’adeguamento statutario (che è un obbligo di legge da ben 7 anni) e permanendo le stesse modalità elettorali precedenti, l’Ente rischia di rimanere ingessato e di far ripetere queste situazioni con ancora maggior frequenza. Il Partito Democratico, nella consapevolezza che senza detto adeguamento, e permanendo le attuali modalità elettorali, l’Ente rischia di rimanere ingessato perpetuando crisi debitorie e stallo amministrativo, ha cercato con ogni mezzo un accordo di scopo, all’interno del quale tutte le forze politiche avrebbero dovuto fare un passo indietro indicando una squadra di tecnici – un fiscalista, un agronomo ed un avvocato esperti in materia – in grado innanzitutto di modificare lo statuto, così da aggiornarlo alla normativa 168/2017 sui domini collettivi, approvare il bilancio ed indicare delle misure concrete per contenere il debito e risanare l’istituzione. Fatto ciò, entro un arco temporale breve e predefinito la proposta del PD prevedeva che si andasse alle votazioni con lo statuto riformato ed adeguato e con un meccanismo di gestione più snello e funzionale alle attuali esigenze dell’Ente, formato da un cda che tornasse ad essere solo l’amministratore e l’organo vigilante degli usi civici, senza progetti faraonici o aziendalistici che non si sposano con i fini di un’Università Agraria.
Prendiamo purtroppo atto che ogni tentativo in tale direzione, ispirato al senso di responsabilità verso il vasto patrimonio di usi civici e il bene della comunità sia fallito, scontrandosi con vecchie logiche spartitorie quantomai fuori tempo e fuori luogo per la grave crisi in atto.
Per questi motivi il PD non parteciperà ad alcuna operazione – più o meno dichiarata
– che sia finalizzata ad una inutile ed inopportuna spartizione di poltrone.