CIVITAVECCHIA – Le due centrali elettriche civitavecchiesi, Enel con Torrevaldaliga Nord e Tirreno Power con TorreValdaliga Sud, hanno una potenza totale di 3.500 MW. Le fonti Terna SpA danno come consumo medio annuo per uso domestico per famiglia tipo il valore di 2.700 kwh, mentre il consumo per abitante (compreso industriale, agricoltura e terziario) è pari a 5332 kwh. Per far capire meglio, le due centrali elettriche civitavecchiesi producono energia elettrica pari al consumo domestico di 61 città come Civitavecchia e pari al consumo tutto compreso di 13 città come Civitavecchia, ma quest’ultima è una media estranea al tessuto industriale locale, fortunatamente povero. Quella povertà che consentirebbe, se l’iniziativa politica fosse capace, di poter sviluppare tutto ciò che è collaterale al turistico dato dalla nostra posizione geografica e portuale (acquario, terme, servizi alla persona, soggiorno, benessere, sanitario, turistico ambientale, centro congressi, città dello sport, ecc). Ma rimanendo al tema del credito che Civitavecchia vanta nei confronti dei produttori di energia elettrica (Enel stessa lo ha riconosciuto accordando compensazioni non fatte osservare correttamente dalle amministrazioni comunali, al contrario di Tirreno Power che tiene posizione defilata), e saltando altre considerazioni viene spontanea la domanda: perchè non viene chiesta, magari a Tirreno Power, la collaborazione attiva nella realizzazione di un opera di teleriscaldamento per Civitavecchia? I benefici sarebbero tanti dal punto di vista ambientale per la vicinanza delle fonti, l’eliminazione di migliaia di canne fumarie, depositi, serbatoi e caldaie per combustione del gasolio, la sicurezza e la facilità di manutenzione, la gestione diretta dell’utente, l’economicità, l’acqua calda tutto l’anno. La tecnologia e l’esperienza maturata in altre città, il know how di prestigiose aziende italiane offrirebbe soluzioni specifiche per questo territorio che soffre dell’anarchia urbanistica bipartisan ultradecennale e del caos di condutture di acqua, di fogne e della viabilità necessaria al passaggio dei mezzi adibiti ai servizi. Pensate se fossero state realizzate le 300 case Ater di Torre d’Orlando lì vicino, alla moltitudine di edifici pubblici, le case popolari, quartieri interi, le serre, le strutture portuali, e tutto ciò che sarebbe facilmente raggiungibile e gestibile con la rete del teleriscaldamento. Se il pensiero politico fosse concentrato al miglioramento civile ed economico di questa comunità, alla tutela dei residenti, al riequilibrio ambientale, pensato per le nostre dimensioni, senza usare a sproposito la parola “sviluppo” che è portatrice di ulteriori guai se non c’è correttezza e buon senso nella gestione della cosa pubblica e nell’indirizzo politico, Civitavecchia potrebbe iniziare a cambiare strada rispetto alla gran quantità delle tante classifiche che ci vedono nella parte bassa.
Antonio Manunta