ROMA – Giacomo e Caterina hanno interrotto lo sciopero della fame e sono tornati a Palermo, ma davanti a Montecitorio il presidio degli insegnanti precari continua ed un’altra docente ha deciso di sostituirsi coraggiosamente ai colleghi sicliani entrando in digiuno forzato. Si tratta di Giuliana Lilli, 43 anni insegnante di lingue, dal 1999 insegnante precaria (nella foto). Una protesta significativa la sua, perché con tutta probabilità quest’anno riuscirà a prendere un incarico annuale “ma bisogna smuovere le coscienze e far capire alla gente a che punto siamo arrivati”. “Non sono qui per un atto di protagonismo né per difendere il mio posto di lavoro – racconta Giuliana – ma per esprimere la mia solidarietà a tutti i colleghi precari che stanno perdendo a migliaia il posto di lavoro e per difendere l’istruzione pubblica, vittima di un’autentica opera di smantellamento che sta operando in modo dissennato questo Governo. La lotta deve essere unitaria ed ognuno è libero poi nella sua individualità di esprimerla come meglio ritiene ed io ho sentito, nel mio profondo, di dare questo contributo”.
Dopo essersi abilitata nel 2002 frequentando la Siss a Venezia, e dopo alcuni brevi contratti universitari a Roma e Verona, Giuliana ha iniziato la sua “gavetta” da insegnante con supplenze di qualche settimana nel 2003, per poi ottenere il suo primo incarico annuale nel 2006. Ma il percorso verso la stabilizzazione che sembrava avviato si è interrotto bruscamente due anni fa: nessuna cattedra nel 2008, una supplenza di appena 3 ore nel 2009. In realtà lo scorso anno aveva ottenuto una nomina fino ad avente diritto a 18 ore settimanali in sostituzione di una collega malata, deceduta però ad ottobre. “Per quelli che sono gli incomprensibili cavilli burocratici italiani – spiega – se la collega fosse morte a gennaio io, per continuità didattica, avrei tenuto la supplenza tutto l’anno, invece essendo deceduta ad ottobre il Provveditorato ha provveduto ad una nuova nomina ed il mio incarico è durato solo qualche settimana”.
Misteri e contraddizioni di una scuola italiana che fa acqua ormai da tutte le parti. “I problemi cronici con cui insegnanti e alunni sono costretti a vivere sono molteplici – prosegue Giuliana – E con questi tagli siamo al caos totale: classi senza insegnanti, supplenti tenuti per mesi e poi sostituiti ad anno in corso, accorpamenti di cattedre, scuole che chiudono nei piccoli centri, mancanza di sussidi didattici e di materiali, alunni con ore di sostegno ridotte, contrariamente a quanto dice la Gelmini. Questa è la realtà della scuola pubblica italiana e non potrebbe essere altrimenti con 8 miliardi di tagli. Il risultato sono 87.000 docenti e 50.000 personale Ata in meno in tre anni. Ci spieghi il Ministro come è possibile una scuola di qualità con questi numeri”.
Ma ci sarà qualcosa di bello da ricordare in questi anni di scuola e precariato? “Sicuramente il riscontro che si ha con gli alunni quando riesci a trasmettere loro qualcosa e magari a distanza di anni li ritrovi e ti salutano o ti ringraziano. Segno che, nonostante tutte le difficoltà, sei riuscita a lasciare qualcosa di positivo. Ma restano anche le tante amarezze da ingoiare: la corruzione che si sta generando anche nella scuola, in cui non sempre incarichi interni ed esterni vengono assegnati con trasparenza, e l’impotenza, proprio in virtù dei tagli, nell’aiutare ragazzi sempre più in difficoltà: per via di disabilità, per via di problemi relazionali o sociali, per via di problemi famigliari. Impoverire e tagliare la scuola significa condannare noi insegnanti all’impossibilità di intervenire e abbandonare a se stesso chi è in difficoltà. Vorrei tanto che il Ministro Gelmini leggesse le ‘Lettere a un professore’ di Don Milani. Imparerebbe sicuramente qualcosa di utile e capirebbe che la scuola deve consentire a tutti di crescere, studiare ed essere aiutati. Così si sta svendendo la scuola ai privati e si stanno creando alunni di serie A e di serie B. Chi nasce in una famiglia agiata potrà studiare, chi nasce in una famiglia povera avrà sempre meno possibilità di istruirsi”.
Ma fino a quando andrà avanti il tuo sciopero della fame? “Finché ce la farò. Spero che questa mia protesta possa far capire alla gente l’importanza della lotta per difendere la scuola pubblica. Mi appello a insegnanti, genitori, alunni e famiglie perché si uniscano alla nostra mobilitazione per lanciare un segnale forte al Governo, per far capire che l’istruzione pubblica non si svende, a cominciare da mercoledì 8 settembre quando ci ritroveremo alle 17 qui a Montecitorio per una assemblea – sit in in concomitanza con la ripresa dei lavori parlamentari”.