ROMA – Erano oltre mille – tra i quali una consistente rappresentanza di Viterbo –i pastori che hanno manifestato davanti del Ministero delle Politiche agricole, a Roma, a sostegno della piattaforma della Coldiretti per fronteggiare la grave crisi della pastorizia, con iniziative sul piano politico-istituzionale e su quello del mercato, dove il latte viene sottopagato dalle industrie a livelli insostenibili per gli allevatori.
“Una mobilitazione che continuerà a livello regionale e nazionale per verificare se gli impegni assunti dopo la nostra iniziativa si trasformeranno in fatti concreti. – ha sottolineato il presidente della Coldiretti Sergio Marini al termine dell’incontro con i rappresentanti istituzionali delle regioni e dello Stato, al Ministero delle Politiche agricole -. Entro dieci giorni le proposte contenute nella nostra piattaforma dovranno trasformarsi in risposte concrete al tavolo annunciato dal Ministero delle Politiche Agricole. Noi continuiamo comunque a tenere alta la guardia soprattutto dopo le conferme che abbiamo avuto alla nostra denuncia sul fatto che lo Stato italiano è incredibilmente proprietario di una industria in Romania che, con latte romeno e ungherese, produce formaggi di pecora che vengono “spacciati” come Made in Italy sui mercati europeo e statunitense contribuendo ad uccidere con la concorrenza sleale i pastori italiani”.
“Dopo che negli ultimi dieci anni – ha dichiarato il Presidente della Coldiretti di Viterbo Leonardo Michelini – ha chiuso i battenti un terzo delle aziende, i problemi attuali rischiano, infatti, di decimare ulteriormente i circa 70mila allevamenti rimasti che svolgono un ruolo insostituibile per l’ambiente, l’economia, il turismo e la stabilità sociale del territorio. Una crisi causata innanzitutto dai bassi prezzi alla stalla, dalla flessione costante dei consumi nazionali dei prodotti ovicaprini, dall’’eccessiva dipendenza dall’export di un singolo prodotto (Pecorino Romano) su un unico mercato (Stati Uniti) rende estremamente vulnerabile tutta la filiera, come dimostra l’andamento negativo delle vendite durante l’ultimo quinquennio”.
“Senza dimenticare infine – aggiunge il vice direttore Ermanno Mazzetti- la crescente importazione nell’Unione Europea di carne ovina che esercita una pressione al ribasso sul prodotto nazionale per la mancanza dell’obbligo di indicare l’origine in etichetta che consente di spacciare come nazionale la carne importata”.
Dinanzi a tale situazione la Coldiretti ha predisposto una piattaforma per il rilancio e lo sviluppo del settore per “Una filiera ovi-caprina tutta agricola e tutta italiana”, ulteriormente definita nel corso del vertice che si è tenuto a Roma a Palazzo Rospigliosi, al quale hanno preso parte i pastori provenienti soprattutto da Sardegna, Lazio, Toscana, Sicilia, Umbria, ma anche da altre Regioni italiane.