Charta 08 è un manifesto sottoscritto il 10 dicembre 2008 (anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo) e pubblicato online da 303 intellettuali ed attivisti per i diritti umani cinesi, allo scopo di promuovere una serie di riforme politiche volte alla democratizzazione della Repubblica popolare cinese.
Il nome è tratto dalla famosa Charta 77, documento redatto dai dissidenti cecoslovacchi negli anni Settanta. Promotore e coordinatore è stato lo scrittore Liu Xiaobo.
Dopo la sua pubblicazione, più di 8.100 persone, di varie estrazioni sociali ed origini etniche, hanno firmato la carta.
Liu Xiaobo è stato sempre fortemente critico nei confronti del regime di Pechino, fin dai tempi di piazza Tienanmen. Dopo l’89, Liu denunciò la violenta repressione militare ai danni dei giovani manifestanti e, qualche anno dopo, le autorità lo spedirono in un campo di lavoro. Lui riprese a scrivere contro l’autoritarismo del sistema cinese e la negazione dei diritti civili.
Nel 2001 pubblicò un saggio in difesa della “setta” Falun Gong. Nel 2008 fu la volta delle Olimpiadi: mentre un buon numero di osservatori internazionali auspicava che l’evento sportivo funzionasse come un detonatore democratico per il Paese, Liu mise in guardia i più ottimisti spiegando che dopo i Giochi non sarebbe cambiato nulla sul fronte della libertà e dei diritti umani. Insieme ad altri dissidenti, è stato uno dei più solleciti nel chiedere al governo di riprendere il dialogo con il Dalai Lama.
Ma chi è Liu Xiaobo? Un capo clan? Un infiltrato dei servizi segreti Usa per destabilizzare il consenso verso il Partito nella Repubblica Popolare Cinese? Un guerrigliero? No, stiamo parlando di un intellettuale, scrittore e critico letterario, docente universitario.
L’assegnazione del premio Nobel per la pace a questo “pericoloso dissidente”, ha scatenato un’ondata di repressione contro gli attivisti per i diritti umani in Cina. Secondo il Chinese Human Rights Defender, la polizia tiene al momento sotto controllo o in detenzione temporanea almeno una decina di persone: il governo teme manifestazioni a sostegno di Liu e della moglie Liu Xia, al momento trattenuta illegalmente agli arresti domiciliari.
Gli agenti di pubblica sicurezza stanno piantonando la casa di Liu: negli ultimi giorni, è aumentato in modo considerevole il numero di poliziotti attorno all’edificio. La polizia segue anche il noto costituzionalista Zhang Zuhua, che viene accompagnato in ogni spostamento. Il 12 ottobre, l’attivista di Pechino Fan Yafen è stato bloccato in casa dalle guardie: doveva rilasciare un’intervista. Al momento, oltre 20 agenti lo stanno controllando.
Questi sono soltanto alcuni dei casi di controlli e rastrellamenti che la polizia cinese sta effettuando in questi giorni. Come in una specie di romanzo orwelliano la popolazione è sapientemente tenuta all’oscuro dell’assegnazione del Nobel.
Ma, perchè tanta pericolosità ? Dissidenti in Cina ce ne sono già stati; l’Economist ha provato a ipotizzare la singolarità della posizione di Liu Xiaobo: “Liu è esattamente il genere di dissidente cinese che il regime comunista teme come la peste: un veterano di Tienanmen che non ha mostrato segni di cedimento davanti alle intimidazioni del Partito, a dispetto di cinque anni di reclusione nel corso degli ultimi 20 anni”.
Secondo Liu, il problema in Cina non è solo l’autoritarismo del regime ma soprattutto “l’indifferenza della popolazione” rispetto a quello che sta accadendo.
Questa è probabilmente la vera ferita, che l’intellettuale infligge a un regime come quello cinese, la coscienza di sé, la capacità di comprendere che un cambiamento passa dalla percezione della necessità di esso.
L’imputato Liu Xiaobo, maschio, 53 anni, di etnia Han, nato a Changchun, provincia di Jilin, Dottore di ricerca, non impiegato fu sospettato di tentata istigazione alla sovversione dell’ordine statale e colpito da provvedimento di custodia l’8 dicembre 2008; dal 9 dicembre 2008 è agli arresti domiciliari; il 23 giugno 2009 viene tratto in arresto. E’ attualmente detenuto a Pechino fra gli attendenti giudizio di primo grado. Nel frattempo ha vinto un Nobel.
Aveva scritto alcune parole che avrebbe voluto arringare, ma il giudice gli tolse la possibilità di difendersi. Le pubblichiamo noi oggi, estratte dal documento Cartha 08.
“Bloccare la libertà di espressione è come bloccare un fiume; le alte mura di una prigione non possono fermare l’espressione della libertà”.