Sarà un weekend “multi facce” quello che ci attende nelle sale cinematografiche a partire da venerdì 23 settembre: ibridazioni, mutazioni se non mostruose quanto meno inquietanti, futuristiche ricomposizioni che arte e scienza unite concepiscono e il grande schermo restituisce attraverso l’occhio visionario di giovani registi e veterani cult. Così i patiti dei film di azione possono godersi l’ultima versione del classico The “Planet of the Apes”, qui ribattezzato “L’Alba del Pianeta delle scimmie” del britannico Rupert Wyatt (in programmazione al Royal e alla multisala Etrusco di Tarquinia). Il film mescola in una struttura da action movie atmosfere da romanzo gotico e gusto per una fantascienza “di genere” mai demodé. Una sorta di prequel ideale dell’omonimo (vedi titolo in originale) film del 1968 di cui già il folle Tim Burton aveva tratto un remake cupo e grottesco nel 2001. In questa versione si racconta del solito scienziato votato alla causa, e dei suoi esperimenti su un virus in grado di fornire una probabile cura per l’Alzheimer. A far da cavie, ovviamente, i poveri scimpanzé. Uno di loro rivela capacità neuronali sorprendenti ma viene abbattuto a causa della sua straordinaria aggressività. Lascerà al mondo un piccolo cucciolo, una sorta di Frankenstein tanto intelligente quanto mosso dal desiderio di liberazione dalla sua cattività. Sarà proprio il piccolo scimpanzé a dare inizio alla battaglia tra “creature” e “creatori”. In “La pelle che abito” ultimo pastiche visivo e visionario del genio Almodovar, l’ossessione dello scienziato per la sua invenzione tocca (e forse straborda) i limiti dell’umano. Il chirurgo estetico Robert Ledgard (Antonio Banderas) ha perso la moglie in un incidente d’auto che la carbonizza completamente. Da quella tragedia, Ledgard ha trascorso tutto il suo tempo nel tentativo di brevettare una pelle seconda, più forte e resistente della nostra, una pelle “antincendio”. A fargli da cavia il giovane che ha tentato di stuprargli la figlia: privato del suoi “attributi” maschili, il giovane abiterà una seconda pelle, una pelle “femmina”. Accusato da alcuni di manierismo – anche se sempre di maniera “almodovariana” si tratta – il film recupera temi e ossessioni care al regista, qui re-orbitate verso un’atmosfera che sfiora il noir, l’horror, la fantascienza e il fetish. Almodovar cita Almodovar, non lo spaventano né il suo ego strabordante né tantomeno le regole del “ben fatto”: per chi lo ama, è un appuntamento da non perdere. In programmazione a Tarquinia.
Francesca Montanino