Atletica in lutto, se ne va il mito Barletta

Oscar BarlettaCIVITAVECCHIA – Se ne va un grandissimo: Oscar Barletta. Il guru dell’atletica italiana è scomparso infatti questa notte all’età di 94 anni e per la “Regina degli sport” è una perdita veramente incolmabile.  Una vita spesa tra piste e prati quella del popolare “Etrusco”, che dopo un timido tentativo di cimentarsi sulle due ruote scoprì a 18 il suo vero amore, quando, durante il servizio di leva svolto a Roma, approfitta della vicinanza dello storico impianto delle Terme di Caracalla per dedicarsi alle prime ripetute su pista. Un anno dopo, nel 1939, è campione regionale sui 1.500m con il tempo di 4’20” e nel 1941 viene convocato in nazionale dove successivamente colleziona altre presenze. Ma Barletta comincia a legare il suo nome alla storia dell’atletica quando, terminata l’attività agonistica, comincia ad intraprendere l’attività di allenatore che lo consacra tuttoggi tra i maestri di questa splendida disciplina. Le sue doti tecniche danno i primi frutti a Civitavecchia, dove l’Etrusco è l’artefice del periodo d’oro dell’atletica cittadina, come responsabile dell’Atletica Molinari, sfornando un gruppo di campioni che scrive pagine gloriose e mai più ripetute; due nomi su tutti: Luigi Gatti e Giancarlo Peris, di lì a poco tedoforo di Roma, protagonisti del record italiano sulla 4x1500m. Il boom arriva però nel 1968, quando Barletta porta lo sconosciuto tunisino Moahmmed Gammoudi,a vincere la medaglia d’oro sui 5.000 metri alle Olimpiadi di Città del Messico. I vertici della Fidal non si lasciano scappare l’opportunità e nel giro di poco tempo Oscar entra nel giro azzurro come Responsabile tecnico ed amministrativo del centro Federale di mezzofondo e Fondo maschile e femminile.  Sotto la sua sapiente guida passano fior di campioni dell’atletica italiana e nel 1984 l’Etrusco si ripete, seguendo la preparazione di Gabriella Dorio che va a vincere l’oro sui 1.500 metri alle Olimpiadi di Los Angeles: ancora oggi è l’unico successo olimpico dell’Italia nel mezzofondo in campo femminile. Il suo nome è però legato principalmente alla carriera agonistica di Roberta Brunet, altra mezzofondista azzurra di valore. La segue, la culla, la protegge, le consente quel salto di qualità che culmina nel 1996 con il bronzo olimpico sui 5.000 m ad Atlanta. La Brunet resterà per sempre legata ad Oscar, e nel maggio del 2002, come segno di gratitudine, è la madrina dell’inaugurazione del tanto atteso stadio “Moretti-Della Marta” a S. Gordiano, dove Barletta, con l’umiltà e l’abnegazione di sempre, continua a venire spesso, anche dopo i 90 anni, per seguire campioncini in erba dell’atletica civitavecchiese. Quindi, questa notte, l’epilogo di questa sua meravigliosa corsa, che rende Civitavecchia orgogliosa di questo suo monumentale figlio. Con la speranza che la città e le istituzioni sappiano celebrarlo e ricordarlo a lungo come merita.

Ma. Ga.