CIVITAVECCHIA – La Giunta Regionale del Lazio ha approvato, il giorno 3 febbraio, il piano di dimensionamento delle istituzioni scolastiche del Lazio. Il piano è stato attuato secondo le previsioni normative che hanno imposto la generalizzazione del modello degli istituti comprensivi, con il rispetto del numero minimo di 1.000 alunni per istituto (decreto legge 6 luglio 2011, n. 98). A ciò, tuttavia, vanno aggiunte le piccole speculazioni della politica locale che si sono innestate, a volte, sui processi decisionali in modo improprio e tale da distorcere la correttezza dei processi decisionali. .
Dopo questo primo atto la palla passa ai territori, in particolare alle scuole disaggregate e riaggregate, a cui andrà l’oneroso compito di gestire, acquisite le iscrizioni entro il 20 p.v., la formazione delle classi e, successivamente, la individuazione delle sedi per il loro funzionamento e, infine, la chiusura e riapertura dei bilanci dal 1° settembre prossimo.
Altri aspetti, più prettamente riferiti alla organizzazione delle risorse umane, investiranno organici, mobilità e assegnazioni per il prossimo anno scolastico del personale docente e ATA.
Mentre vedo di buon occhio la ridefinizione del piano, di cui la città aveva sicuramente bisogno, sotto l’aspetto strutturale e amministrativo (la didattica non ne subirà nessuna penalizzazione, questo deve essere chiaro per tutti in quanto si intacca la forma e non la sostanza) auspico la elaborazione di un adeguato modello di governo del sistema, capace di monitorare l’andamento delle organizzazioni e soprattutto delle attività di gestione di ogni nuova singola aggregazione. Aspetto, questo, oggi soddisfatto solamente a livello anagrafico e di bilancio e non già di conduzione didattico/politico/amministrativa.
Damiria Delmirani – Movimento L’Ancora
CIVITAVECCHIA – La Giunta Regionale del Lazio ha approvato, il giorno 3 febbraio, il piano di dimensionamento delle istituzioni scolastiche del Lazio. Il piano è stato attuato secondo le previsioni normative che hanno imposto la generalizzazione del modello degli istituti comprensivi, con il rispetto del numero minimo di 1.000 alunni per istituto (decreto legge 6 luglio 2011, n. 98). A ciò, tuttavia, vanno aggiunte le piccole speculazioni della politica locale che si sono innestate, a volte, sui processi decisionali in modo improprio e tale da distorcere la correttezza dei processi decisionali. Dopo questo primo atto la palla passa ai territori, in particolare alle scuole disaggregate e riaggregate, a cui andrà l’oneroso compito di gestire, acquisite le iscrizioni entro il 20 p.v., la formazione delle classi e, successivamente, la individuazione delle sedi per il loro funzionamento e, infine, la chiusura e riapertura dei bilanci dal 1° settembre prossimo.
Altri aspetti, più prettamente riferiti alla organizzazione delle risorse umane, investiranno organici, mobilità e assegnazioni per il prossimo anno scolastico del personale docente e ATA.
Mentre vedo di buon occhio la ridefinizione del piano, di cui la città aveva sicuramente bisogno, sotto l’aspetto strutturale e amministrativo (la didattica non ne subirà nessuna penalizzazione, questo deve essere chiaro per tutti in quanto si intacca la forma e non la sostanza) auspico la elaborazione di un adeguato modello di governo del sistema, capace di monitorare l’andamento delle organizzazioni e soprattutto delle attività di gestione di ogni nuova singola aggregazione. Aspetto, questo, oggi soddisfatto solamente a livello anagrafico e di bilancio e non già di conduzione didattico/politico/amministrativa.
Damiria Delmirani – Movimento L’Ancora