SANTA MARINELLA – Segnale debole o assente. Questa è l’unica cosa che in molti vedono sui loro schermi televisivi. Antichi, moderni, ultrapiatti, al plasma, led, lcd, 3d, d’estate a Santa Marinella la televisione non si vede. Non c’è digitale terrestre esterno, incorporato, comprato o regalato che tenga. La popolazione di Santa Marinella, ma non solo, d’estate non riesce a vedere la televisione. Nella zona Quartaccia ci sono giorni in cui lo schermo è completamente nero per 24 ore, la maggior parte delle volte si oscura nel primo pomeriggio e in serata, nella zona Centro in molti hanno ormai perso la speranza di vedere la tv, “È un disastro”, dicono dalla zona Belvedere. Non prende bene il segnale neanche a Combattenti. L’impietoso problema di ricezione non ha avuto pietà neppure durante gli europei di calcio: “Germania-Italia e parte della finale con la Spagna li ho dovuti seguire in streaming sul computer, con commento indiano!”, commenta un cittadino santamarinellese nell’apposito post creato sui principali gruppi di discussione di tematiche cittadine di facebook. Ma continuiamo la rassegna, anche in via dei Fiori stessa cosa, a via Elcetina uguale, Colfiorito idem, Maiorca, Baia di Ponente, Prato del Mare, insomma in quasi tutta la città la televisione è fuori gioco durante i mesi estivi. Poco male, pensano in molti, complice l’elettroencefalogramma piatto del palinsesto televisivo italiano e la facilità di accesso alla Rete Internet, che compensa tutte le carenze culturali della tv. Il problema è più sentito sicuramente dagli anziani, che vivono magari soli, che non possono uscire di casa nelle ore più calde, per i quali la televisione deve purtroppo supplire alle mancanze affettive e alla mancanza di una rete sociale che faccia compagnia. Oppure da tutte le persone che, benchè non anziane, vivono le medesime mancanze di libertà di movimento e di assenza di compagnia. Da includere nell’elenco ci sono anche tutte quelle persone per le quali il digital divide è esasperato ed esasperante, che non hanno mai avuto accesso alla Rete e non hanno nessuno che possa insegnare loro come farlo, o che semplicemente non abbiano la voglia o la possibilità, per difficoltà economiche, di vista, di movimento, ecc. Da notare anche il fatto che il canone Rai si paga però per tutto l’anno e quindi sarebbe auspicabile poter godere di un servizio per cui si paga e che aumenta ogni anno e che, da quest’anno, pare sia diventato una tassa di possesso, quindi da pagare indipendentemente dalla fruizione televisiva, ma per il solo motivo di possedere un televisore. In molti ipotizzano che si tratti di un gioco politico per indurre le persone ad abbonarsi alle pay tv: “Ma tu guarda, quando l’analogico ormai andava alla grande ci costringono a tornare all’età della pietra televisiva, a meno di non regalargli ancora soldi. Che schifo”, commenta una cittadina indignata. “E proprio questo è il punto: costringere le masse a sperperare denaro in antenne paraboliche, decoder e televisioni di ultima generazione in un momento storico in cui i veri problemi non sono davvero quelli della televisione. – scrive un informato cittadino – Il problema è che ormai la televisione ha sostituito il dialogo ed è diventato uno strumento fondamentale ed irrinunciabile per la massa. Chi lo ha compreso, non solo ne ha tratto e continua a trarne vantaggi economici, ma ha detenuto e continuerà a detenere il potere. Perché sa che l’italiano medio non rinuncerà mai a un’antenna nuova, a un servizio ‘pallonaro’ a pagamento, ai reality show e ad appagare l’invadenza della pubblicità di Sky o Mediaset nella sua vita”. Ma oggi, arrabbiati perché ci vediamo privati di un servizio che paghiamo e del cui utilizzo o meno vorremmo scegliere noi, costretti a cambiare l’analogico per il digitale, spendendo soldi e tempo, per smussare il fastidio e la rabbia, potremmo provare a ricordare che anche con l’analogico le estati televisive non si vedevano, o si vedevano disturbate. Aldilà della tristezza del palinsesto, il problema sembrerebbe essere proprio il caldo: “Con il caldo le onde flettono, è come se sbattessero contro un muro, non è colpa di nessuno, in certi punti non ci sono segnali dei cellulari, in altri della linea internet, purtroppo sono inconvenienti che esistono in tutta Italia. Si può ovviare al disagio comprando un decoder satellitare con una spesa non eccessiva”, dichiara un cittadino più accomodante, incontrando il parere concordante di anche altre persone: “D’estate è così ovunque, Dicono che l’umidità che sale dal mare offusca le onde digitali”. Rimane il fatto che, a fronte di un aumento della spesa delle singole famiglie per adeguarsi alle scelte imposte dall’alto fatte – hanno dichiarato a loro tempo i comunicatori – per ridurre i costi sul lungo periodo e per migliorare la qualità dell’immagine e della fruizione televisiva tuot court, attualmente la popolazione di un intero paese, e di chissà quanti altri, è impossibilitata a guardare le nuove tecnologicissime televisioni o le vecchie affidabilissime, non per un segnale disturbato come accadeva prima della “rivoluzione digitale”, ma per la totale assenza del segnale stesso. Poco male, ripetiamo, per chi può spegnere il tubo catodico e dedicarsi ad altre più salubri attività; ma è calcolabile il disagio per chi non può?
Francesca Ivol