CIVITAVECCHIA – “Fatico a pensare che si possa affronatare il tema Area Metropolitana con sguardo miope, incapaci di guardare a ciò che accade oltre il Marangone”. Inizia così l’intervento con cui il Sindaco Pietro Tidei rompe il silenzio di questi giorni sulla polemica che sta cominciando ad infiammare il dibattito politico cittadino: il futuro assetto istituzionale di Civitavecchia. E la posizione del Sindaco, ovviamente, è ad aperto sostegno dell’Area Metropolitana
“Non dimentichiamo – afferma Tidei – da dove nasce: l’esigenza dello Stato di spendere meno, molto meno, sugli enti locali a cominciare dalle Province. Di qui l’ipotesi del Lazio diviso tra Rieti-Viterbo, Latina-Frosinone e l’Aria Metropolitana di Roma. Da una parte, quindi, la prospettiva di essere la terza città a dividersi le risorse, sempre meno, che saranno destinate a Viterbo e Rieti. Dall’altra, quella di inserirsi nei progetti di Roma Capitale come la seconda città dopo Roma. Ho in mente ciò che ha significato il Giubileo per il porto, ieri, e i due miliardi di euro per i quali, oggi, si è già prenotata Fiumicino. L’Area Metropolitana avrà deleghe e competenze in materia di programmazione economica e gestione del territorio che oggi sono proprie della Regione e chiederemo nello Statuto che vengano direttamente trasferite al Comune”.
“Insomma – prosegue – partiamo dallo scenario complessivo: questa riforma ridisegna l’assetto istituzionale e quello economico di tutto il Paese. L’Italia ruoterà attorno a due grandi poli di attrattiva finanziaria Milano e Roma,(con Napoli destinata a fare la Capitale del Sud). Il punto quindi è questo: Civitavecchia vuole inserirsi in questa sfida tra le prime due economie del Paese come la porta di Roma sul mare e diventare sempre dippiù un’area competitiva o restare al palo a guardare? Rimarrebbero le briciole, da spartire con Rieti e Viterbo. Perché è chiaro che nella riforma le aree metropolitane vedranno crescere le loro risorse, mentre le altre province soffriranno. E sarebbe insensato abbandonare Roma proprio ora per andare con Rieti e Viterbo che vedono le loro province abolite per legge?”.
Per Tidei Area Metropolitana significa trasporti ed infrastrutture di collegamento con la Capitale, una metropolitana di superficie e quindi il decentramento verso Civitavecchia di importanti uffici pubblici, ministeri, centri di eccellenza, strutture sanitarie e sedi di grandi società.
“L’Area Metropolitana – va avanti – in quest’ottica è un’opportunità in grado di cambiare la vita di tanti di noi, soprattutto giovani. Con Rieti e Viterbo c’è invece la prospettiva di rimanere, come terza città,‘fuori dai giochi’tra Viterbo e Rieti che già litigano per la spartizione degli uffici provinciali”. E come Sindaco vorrei evitare ai civitavecchiesi di dover arrivare a Rieti per una pratica all’Inail o dell’Inps. Stessa sorte per strade, scuole e per tutti quei servizi oggi organizzati a livello provinciale. Con l’Area Metropolitana otterranno vantaggi diretti le piccole imprese turistiche e commerciali, le medie imprese che potranno accrescere il proprio mercato e la propria competitività,i pendolari sia studenti che impiegati(che in più di qualche caso lavorerebbero a Civitavecchia e non più a Roma) e le famiglie per una migliore assistenza (scuola e sanità ad esempio). Tutti dunque meno… i politici nostrani per di più spaventati dalla prospettiva di cimentarsi nell’agone romano lontano dal quale vedono più facilmente unae carriera politica. Non mi sorprende quindi rilevare una diffusa ‘simpatia’ a favore dell’ipotesi Rieti-Viterbo negli ambienti locali della politica. Il problema è avere il coraggio e la possibilità di parlar chiaro. E personalmente credo di avere entrambi,anche nei confronti di una Viterbo che oggi, guarda caso, si scopre ‘innamorata di Civitavecchia’ in nome di una strada e di una ferrovia che sono comunque necessarie. Quella strada per Orte in ballo da 40 anni è il simbolo di quanto Viterbo tenesse veramente al sodalizio che oggi anela: meno di zero. Quella strada – conclude Tidei – è l’eterna incompiuta,è la fede spezzata di un matrimonio che per 40 anni Viterbo non ha mai voluto fare. E che, a mio parere, non s’ha da fare nemmeno ora”.