Sono da prendere con le pinze i risultati dello studio norvegese che non ha evidenziato nessun rischio per la salute di persone che vivono in prossimità di antenne di telecomunicazioni o per l’uso di telefoni cellulari. Ne è convinto l’Isde Alto Lazio. Nonostante infatti i risultati dello studio norvegese, commissionato dal Ministero della Salute Pubblica, dei Trasporti e delle Comunicazioni, secondo cui “le radiazioni a bassa frequenza, quali quelle alle quali si viene esposti sia con l’uso del cellulare, dei cordless, in presenza di reti wireless e vicino a stazioni di trasmissione, non costituiscono, in base ai dati che oggi fornisce la scienza, un rischio per le popolazioni esposte”, secondo il Dottor Giovanni Ghirga è opportuno aspettare i risultati di altri due studi fondamentali: il Cosmos e il Moby-kids; nel frattempo, sollecita ad “utilizzare il telefono in viva voce o con l’auricolare, non istallare antenne a meno di 300 metri da asili nido o scuole elementari, limitare l’uso del cellulare da parte dei bambini ed evitare l’uso eccessivo del telefono stesso. Ci vuole prudenza – conclude il dottor Ghirga – dobbiamo ricordare che noi la prudenza però non la conosciamo. Basta che cerchi reti wireless e abiti in un palazzo che ti accorgi che in pochi attimi ne compaiono numerosissime. I dispositivi WIFI non hanno il timer e quindi rimangono accesi tutta la notte e siamo tutti esposti, anche se non ci serve la rete. Quasi nessuno li spegne di notte. Peccato”.
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