Negozi che chiudono e consumi in calo: “Siamo in una economia post bellica”

corso marconiCIVITAVECCHIA – “I consumi nazionali sono calati del 3,3% nei primi 9 mesi dell’anno”. A riferire il preoccupante dato è il Dirigente nazionale della Confcommercio Tullio Nunzi, che rileva come si tratti del calo più elevato dal Dopoguerra ad oggi.
“Praticamente – afferma – è come se fossimo in una economia post bellica. Se a ciò si aggiunge un calo tendenziale del Pil del 2,2%,allora la situazione per commercio turismo e servizi,si fa veramente tragica. Le famiglie italiane spendono gran parte dei loro magri stipendi, in quelle che vengono definite spese fisse: affitti,luce gas acqua rifiuti, assicurazioni carburanti. Ovvio che si restringono i consumi per le spese commerciali. Negli ultimi mesi, al di fuori di beni e servizi per le comunicazioni, che hanno visto un lieve segno positivo, per tutti gli altri settori siamo praticamente alla canna del gas. Abbigliamento e calzature hanno visto un calo del 4,3%. Ancor più elevato il calo per i negozi di mobili, le riduzioni più significative hanno interessato il settore della mobilità. Una vera Caporetto per i concessionari d’auto che nel mese di settembre, rispetto all’anno precedente, hanno visto un tracollo del 30%”.
Tra il 2011 e il 2012, riferisce Nunzi, hanno chiuso a livello nazionale 100.000 negozi. E di esercizi commerciali che hanno abbassato definitivamente le saracinesche ce ne sono numerosi anche nella nostra città. “Sarebbe sufficiente un giro per Civitavecchia – prosegue il dirigente della Confcommercio – per vedere come anche negozi storici abbiano chiuso i battenti, E con previsioni negative per il 2013, sia per Pil che per consumi, si può pensare che il peggio debba ancora arrivare. In una situazione di crisi, che tocca imprese e lavoratori, serve un supplemento di responsabilità da parte della politica; molto spesso poco attenta nella nostra città a questo settore: mercato, arredo urbano, parcheggi, servizi inefficienti e costosi, tasse, trasporti, infrastrutture, ed infine credito sia alle imprese che alle famiglie, in calo ad agosto dello 0,2%, ormai ibernato e senza il quale diviene sempre più difficile fare fronte ,da parte di aziende familiari a questa crisi”.
Nunzi cita un dato in particolare per comprendere la necessità di un impegno nei confronti di questo settore: nel Lazio vi sono 608.462 imprese; gli occupati 2milioni 253 mila. L’1,6%è occupato nel settore agricolo, il 18,7% in quello industriale, ed il 79,7% in quello dei servizi. “Un vero polmone occupazionale – conclude – che rischia di avvolgersi nella crisi. Un appello va fatto anche alle forze sociali. Per continuare a lavorare sul terreno della coesione e del dialogo”.