TARQUINIA – Flaminia Tosini, ex Assessore ai Diritti del territorio nella passata giunta Tidei, interroga le Istituzioni sulla costruzione dell’ossidatore e sulla distruzione “nel più breve tempo possibile” delle vecchie armi chimiche rinvenute sul territorio italiano.
“Ritengo – afferma Flaminia Tosini – che, oltre alle domande già fatte, ne vadano rivolte altre non solo al Ministero della Difesa ma al Ministero degli Esteri. Infatti con la Convenzione di Parigi del 1997 è stato costituito l’OPAC “Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche” che ha il ruolo di verificare la distruzione delle armi in possesso (disarmo) e che non avvengano nuove produzioni (non proliferazione). L’italia fa anche parte del Consiglio Esecutivo fino al maggio 2015. L’Italia è in possesso di vecchie armi chimiche, prodotte prima del 1946, che sono oggetto di una particolare disciplina e che dovevano essere distrutte, secondo gli accordi iniziali entro il 31/12/2012, data che è stata derogata concedendo al nostro paese di proseguire le attività di distruzione oltre la data senza imporne un’altra né a breve né a medio termine ma “as soon as possible” per cui fretta tale da giustificare interventi così “pesanti” in termini ambientali ed economici. Risulta quindi che l’Italia dovrà distruggere le vecchie armi chimiche rinvenute sul proprio territorio “nel più breve tempo possibile” fornendo su base volontaria un rapporto riguardante le attività di distruzione. Si precisa che l’Organizzazione ha riconosciuto all’Italia per l’anno 2013 un contributo di 3.347.667. In Italia l’autorità competente, designata dalla legge 496/95, così come modificata dalla legge93/97 è il Ministero degli Affari Esteri. L’Autorità ha la situazione esatta delle attività fatte negli anni, e delle previsioni, in altre parole sa esattamente il numero degli ordigni distrutti e di quelli ancora da distruggere e la loro tipologia. Chiedo quindi che l’on. Marietta Tidei, alla quale sono più vicina, ma anche gli altri esponenti del territorio, chiedano al Ministero degli Esteri nell’ufficio dell’Autorità competente per l’OPAC, nel limite dei dati che possono essere diffusi, la percentuale di ordigni già distrutti dal 1997 ad oggi e quanti ne rimangono e la loro tipologia così da valutare le percentuali e i quantitativi effettivi ancora da distruggere per raggiungere l’obiettivo di eliminazione totale delle vecchie armi chimiche ancora presenti in Italia. Questo per capire anche e soprattutto in termini ambientali il delta di incremento che il territorio di Civitavecchia si deve aspettare da questa operazione, i tempi di ordinativi e di operatività del sistema e se comparati con i ritmi attuali un confronto sulla produttività del sistema. Questo perché non bisogna valutare le esigenze in termini assoluti, ma bisogna valutare il quadro delle esigenze da soddisfare con attenzione prioritaria agli aspetti ambientali e sanitari e da quello che emerge dalla risposta del Ministero della Difesa, tutta questa necessità è tutta da dimostrare. In definitiva occorre capire se sono state esplorate tutte le soluzioni alternative confrontando gli impatti ambientali ed i rischi.”