I quattro sindacati non confederali USB, CAT, CUB, Orsa Macchinisti Uniti, assieme al neonato coordinamento RSU-RLS hanno proclamato uno sciopero di 24 a partire dalle ore 21 di sabato 12 aprile.
Alla base dello sciopero indetto, le modifiche ai regolamenti e le serie ripercussioni sulla sicurezza, l’innalzamento a 67 anni della soglia pensionistica dovuta alla riforma Monti-Fornero e la questione degli esodati, assurdo e sciagurato fenomeno partorito da detta riforma.
In particolare l’aumento repentino di circa 9 anni della soglia pensionistica per i macchinisti, i capitreno e i manovratori, impatta direttamente ed inevitabilmente sulla possibilità fisiologica di proseguire il lavoro, tenuto conto dell’impegno psicofisico necessario per svolgere queste mansioni; per i macchinisti, è richiesto la verifica annuale di requisiti psicofisici ancora più severi: vista, udito, riflessi, memoria, pressione arteriosa e condizioni generali di efficienza e mobilità, necessari a guidare i treni in sicurezza, oltre una certa d’età degradano naturalmente e in modo statisticamente certo anche in assenza di patologie specifiche.
Tutto ciò evidentemente comporterà l’inidoneità alla mansione di un sempre maggior numero di lavoratori addetti all’esercizio ferroviario, con pesanti ricadute sul piano umano, di persone anziane altamente professionalizzate e fortemente provate sul piano fisico che non potranno godere della meritata pensione, che sarà molto difficile ricollocare e per le quali si potrebbero aprire scenari incerti anche sul piano occupazionale. La richiesta di modifica della legge sulle pensioni riguarda tutti i ferrovieri impiegati in ogni impresa ferroviaria, compresi i giovani assunti dopo il 2000 nelle Fs, già esclusi dal vecchio Fondo pensioni.
In parallelo al processo di privatizzazione del trasporto ferroviario sta marciando l’alleggerimento dei regolamenti ferroviari varato dall’Agenzia Nazionale Sicurezza Ferroviaria, ANSF la quale ha adottato una sorta di delega molto allargata alle singole imprese ed al gestore dell’Infrastruttura (oggi RFI Spa) per la redazione di norme e regolamenti riguardanti l’esercizio della circolazione. Tra queste anche l’abolizione della figura del capotreno e il conseguente sovraccarico di compiti e responsabilità al macchinista (anche sui treni su cui è solo).
Le regole della circolazione non sono più esclusivo appannaggio del ministero dei trasporti, ma – direttamente o tramite concessione a RFI, e poi dell’ANSF – vengono in gran parte lasciate alle singole società di trasporto sulla base di ‘principi’ emanati dalla medesima Agenzia che dovrebbe poi vigilare sulla loro rispondenza e corretta applicazione. Una sorta di privatizzazione dei regolamenti che ci spaventa e che avrà forti ripercussioni sulla nostra sicurezza e dei viaggiatori che trasportiamo.
In termini di sicurezza proprio di ieri è stata pubblicata una relazione ANSF che evidenzia dati allarmanti: a fronte del poderoso sforzo economico per gli investimenti sull’alta velocità e del sacrificio sociale imposto ai milioni di cittadini (pendolari e viaggiatori del sud) esclusi da tale servizio perché fuori dalle dorsale da alta velocità, permangono forti criticità derivanti da lacune manutentive e da problematiche connesse all’organizzazione. Continuano infatti a verificarsi incidenti e ‘quasi incidenti’ che mettono in luce la necessità di una azione più incisiva da parte di tutti i soggetti coinvolti, a cominciare dalle imprese. Oltre alle frane che hanno msso a repentaglio la sicurezza di tutti abbiamo subito altri infortuni mortali, da ultimo quello di Fabrizio Fabbri, morto a Firenze il 12 gennaio scorso, investito dallo stesso treno che stava manovrando.
Lo stillicidio di frane e smottamenti degli ultimi due mesi che hanno interessato decine di linee e creato disagi per milioni di viaggiatori e che solo per ragioni fortuite e casuali non sono finite in tragedia, sono la dimostrazione oggettiva che fuori dall’Alta velocità, le linee dedicate ai ‘treni dei poveri’ soffrono di un degrado che deve essere fermato. Col cedimento di binari, ponti, argini, scarpate, iniziano a venir meno anche i ‘fondamentali’ della sicurezza ferroviaria. Sollecitiamo tutte le Istituzioni preposte a rafforzare ed intensificare la frequenza e la qualità dell’attività ispettiva, in coerenza anche con quanto indicato di recente dal Parlamento europeo con la Risoluzione 14 gennaio 2014, dedicata proprio all’importanza dell’attività ‘ispettiva’ per la tutela del lavoro e della sicurezza in ogni ambito produttivo.
I ferrovieri, soggetti passivi delle gerarchie aziendali, – a fianco di Riccardo Antonini, tecnico RFI di Viareggio licenziato per aver prestato la sua consulenza ai familiari delle vittime nel processo per Sandro Giuliano, capotreno, licenziato per per una controversa applicazione della normativa sulla gestione delle porte dei treni – in quanto cittadini e lavoratori, sono consapevoli di lanciare con questa protesta un accorato allarme e una forte denuncia finalizzata ad un miglioramento delle condizioni generali di sicurezza.