ROMA – Ha voluto debuttare nella Capitale Enzo Iacchetti con lo spettacolo “Chiedo scusa al signor Gaber”, una celebrazione del compianto Giorgio Gaber ricreata grazie ad un viaggio suggestivo nel repertorio dell’anticonformista cantautore milanese, all’insegna della contaminazione lessicale e musicale, senza rinunciare a intermezzi satirici di grande spessore e impegno socio-politico. La scelta di Iacchetti è ricaduta proprio su un teatro minore, Lo Spazio, di quelli fuori dai circuiti ufficiali, ed il successo non è mancato, con un parterre ricco di ospiti, che ha fatto scattare il suo applauso spontaneo e scrosciante quasi a ogni battuta pronunciata e a ogni brano eseguito con incommensurabile bravura.
Importanti nomi erano presenti allo spettacolo tra cui: l’on. Fausto Bertinotti con la moglie Lella, Enrica Bonaccorti, il comico Andrea Rivera, le attrici Laura Lattuada, Vittoria Belvedere, Adriana Russo e Maria Rosaria Omaggio, Maria Monsè, il maestro Gianni Mazza e l’inviato di “Striscia la notizia” Jimmy Ghione. Allo spettacolo era inoltre presente Antonello De Pierro, leader del movimento politico Italia dei Diritti, che con la sua presenza agli eventi più socialmente impegnati, auspica che “si levi una voce sempre più forte per incoraggiare quel bene primario rappresentato dalla cultura, specie satirica, che fa parte del patrimonio inossidabile dell’Italia e che, invece, spesso il potere politico tende a bistrattare e relegare ai margini, per paura del pericolo di diffusione di messaggi intrisi di scomode verità, che con la sollecitazione stimolante delle coscienze assopite dai bombardamenti mediatici della TV spazzatura, potrebbe minare le basi e il mantenimento del potere stesso.” “Una concezione borbonico-feudale – aggiunge De Pierro – che mira a favorire le logiche commerciali del profitto, più agevolmente manipolabili e gestibili, a cui, purtroppo, tanti artisti con la schiena molliccia si piegano per mero interesse, ma altri con grande coraggio e più fatica ripudiano e preferiscono essere liberi dai vincoli censori, difendendo a testa alta la loro dignità professionale e ricordando che l’Italia vera è questa e di veri talenti artistici non è mai stata avara.”