TARQUINIA – “Fermare gli impianti a biogas è possibile se si è uniti e si vuole veramente! Questa Industria Insalubre non sà da fare!” E’ questo il motto che l’Associazione “Bio Ambiente, cura e salvaguardia del territorio e dell’Alto Lazio” unitamente al Forum Ambientalista e ai cittadini di Tarquinia porta avanti nella sua campagna per impedire la realizzazione di un impianto a Bio Gas da parte del Consorzio Pellicano.Per l’Associazione è infatti impensabile ed inutile caricare l’ambiente del nostro territorio, già di per se molto provato per l’inquinamento, di ulteriori rischi di contaminazione quali la produzione di polveri sottili ed emissioni di ossido di azoto e zolfo derivati dalla combustione dei gas prodotti dalla fermentazione dei rifiuti organici in tali industrie.
La disinformazione come sempre causa danni al cittadino: convegni, studi ed articoli scientifici sui rischi sanitari ed ambientali derivanti dall’attività di questi impianti non garantiscono nessuna sicurezza, anzi mettono in guardia sui fatali ed irreversibili danni per la salute e per l’ambiente a lungo e medio termine.Da questi studi si evince che gli impianti a biogas non sono innocui né per i terreni né per le falde acquifere poiché sono ad alto rischio di contaminazione patogena batteriologica: esiste un’ampia casistica di incidenti che rendono evidenti quali pericoli (esplosioni, fuoriuscita di predigestato dalle vasche di contenimento, contaminazione delle falde acquifere, danni alle persone anche di tipo infettivo) anche nel breve termine, possano rappresentare tali impianti tanto da essere sempre più spesso posti sotto sequestro dalla magistratura.
Il Dr.Gian Piero Baldi, in qualità di Presidente dell’Associazione, lancia “un forte e deciso appello affinché nel nostro territorio si dia la priorità, il massimo dell’attenzione e dell’impegno a programmi di tutela e bonifica ambientale, di sorveglianza dello stato di salute delle popolazioni residenti e si rifiuti decisamente e senza indugi ogni altra scelta, struttura od impianto ad alto impatto ambientale e sanitario”.