“Seguo con molto interesse le vicende del territorio riguardanti le attività ambientali e quelle che sono le reali possibilità di sviluppo per l’ambiente e la socialità. Finalmente dopo tanti inconcludenti “NO” a prescindere, nel Territorio di Tarquinia qualcosa di positivo si sta muovendo. Apprendo dalla mia rassegna stampa del risultato di un convegno tenutosi il giorno 10/04/2014 a Tarquinia in merito alla gestione del Biogas proveniente da attività agricola, quindi il trattamento della biomassa. In tal senso sono lieto che imprenditori del territorio Laziale stiano rivolgendo l’attenzione a questo tipo di trattamento di “materiali” organici/biologici zootecnici, e relativi sottoprodotti che volutamente identifico come tali e non come rifiuti perché giusto definire esattamente le condizioni principi per le giuste analisi e valutazioni. Questo innanzitutto per sradicare il concetto di “rifiuto” ovvero quel qualcosa che intendiamo rifiutare in quanto non più utilizzabile, esprimendo l’intenzione di farlo. Quindi in sostanza il pensiero di molte persone ha un senso di distacco e totale reticenza rispetto a quello che può indebitamente essere indicato come rifiuto. Come dicevo il senso o il buon senso delle cose ci deve permettere di capire che trattare dei materiali organici e o biologici con la giusta tecnologia, ci può permettere di attivare un circuito virtuoso dove gli stessi materiali possono fornire un grande risparmio energetico e un sistema proattivo virtuoso nel ciclo dell’agricoltura. Mi si consenta una osservazione breve proprio verso il ciclo dell’agricoltura. Non tutti sanno che il ciclo produttivo dell’agricoltura è un ciclo altamente inquinante, in quanto la resa della produzione delle colture è condizionata nella iper produzione di alimenti con l’utilizzo di sostanze azotate prodotte chimicamente. Quindi, va da sé che queste sostanze chimiche non solo inquinano nel momento in cui sono state prodotte dall’industria, ma inquinano i terreni dal momento in cui sono cosparse dagli agricoltori su di esso. Quindi leggere che il CIB per nome del suo Presidente Piero Gattoni indica “ il biogas in agricoltura rappresenta una fonte di energia rinnovabile al cento per cento, con benefici ambientali” mi da una speranza che anche sul nostro territorio venga compresa ulteriormente ed applicata questa buona norma di economia agricola ecologica/sociale. Al convegno tenutasi presso i locali dell’associazione “ Arte e storia 2 della piccola sala dell’associazione locale, sono stato lieto di aver sentito che il Consorzio Pellicano con il suo Legale Rappresentante Rag. Franco Caucci si sia fatto promotore di queste iniziative locali che auspico vadano a buon fine. Dopo aver ascoltato vari argomenti che non proponevano delle soluzioni diverse dalle centrali a carbone o nucleari. L’intervento del Rag. Caucci è stato efficace è coerente verso le attività ambientali, rispetto alle difficoltà energetiche e nel rispetto ambientale insistendo sulla produzione del BioGas, della valorizzazione dell’agricoltura con l’utilizzo degli ammendanti, come derivati della produzione energetica. Ho potuto constatare, tra l’altro che l’intento non è soltanto del tipo meramente economico, ma si insinua in maniera preponderante all’interno della salvaguardia del territorio e della realizzazione di posti di lavoro, fornendo al cittadino garanzie sulle produzioni agricole locali. In sostanza cose buone che fanno la differenza. Quindi volendo analizzare la differenza che si viene a realizzare, la produzione di BioGas per mezzo centrali di trattamento ci permette di capire in maniera diretta e semplice che i benefici in termini ambientali e occupazionali sono evidenti. Senza ovviamente tralasciare i benefici nell’agricoltura. Quindi sono convinto della bontà del progetto e della lungimiranza del progetto BioGas. Anche in questo caso molte persone hanno scritto e detto che questo tipo di impianti non sono adatti, che emanano cattivi odori e gas pericolosi. Ma la risposta a tutto ciò è semplice. Ovvero per quale motivo si dovrebbero disperdere i gas organici nell’ambiente quando questi ben captati possono fornire energia elettrica, o tele riscaldamento? Perché non utilizzare tante aziende agricole per il recupero del biogas per produrre energia elettrica invece si avere un unico grande impianto che funzioni per esempio a combustibile minerale con le problematiche che tutti conosciamo? Perché non dare la possibilità ai sottoprodotti al materiale biologico come sfalci potature organico la possibilità di fornirci la loro energia per reinserirla nel circuito virtuoso ambientale? In fine perché non utilizzare il compost o la frazione organica secca, come ammendante nei terreni agricoli al posto dei fertilizzanti chimici? Porre in essere la prima pietra rispetto alle considerazioni fatte, sicuramente ci mette nelle condizioni di capire che attivare questo ciclo virtuoso avrebbe come risultato nell’immediato il rispetto del territorio, il recupero di tutto ciò che sino ad oggi ha finito la propria esistenza perché conferito in discarica, provocando inquinamento con la ovvia funzione aerobica dovuta al naturale abbancamento dei rifiuti, nell’alveo della discarica Senza ovviamente tralasciare quelle che sono le convenienze economiche per le aziende agricole, cha a questo punto con l’utilizzo dei prodotti organici in uscita dagli impianti di produzione di Biogas, possono fertilizzare i propri campi con materiali naturali e non fertilizzanti di sintesi tra l’altro con notevoli risparmi economici. La nota di merito dell’impiantistica per la produzione di BioGas è sicuramente nel fatto che oltremodo, la convenienza rispetto alla coscienza ambientale, è che le emissioni di CO2 in atmosfera secondo studi dell’Altesys, utilizzando questi sistemi si abbatterà nel 2020 del valore di 70 milioni di tonnellate. Le osservazioni fatte sin qui ovviamente ci inducono a pensare che il sistema di produzione del BioGas debba essere visto anche per la sua funzione sociale non soltanto rispetto all’occupazione, ma anche in termini di salute della popolazione. Funzione sociale che è il cardine dell’eventuale disagio sociale che si genera dalla errata gestione delle risorse agricole. Disagio che si riscontra nelle malattie, nel proliferare delle allergie. Le quali derivano dai prodotti che arrivano sulla nostra tavola, molto spesso carichi di sostanze chimiche a nostra insaputa. Senza tralasciare l’abbattimento delle CO2, della riduzione dell’utilizzo dei fertilizzanti chimici, che sostituiti con ammendanti naturali anche se trattati ed epurati della parte gassosa, risultano essere efficaci per ristabilire l’equilibrio naturale dell’alimentazione umana utilizzando il ciclo dell’agricoltura possiamo dire a questo punto del tipo tradizionale legata al territorio della Tuscia Romana.”
CAD Bracciano
Il Presidente Cav. Mario Ruggieri