TARQUINIA – «Abolire la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale in nome della spending review, o della riorganizzazione del Ministero dei Beni culturali, vuol dire cancellare lo straordinario patrimonio archeologico di Tarquinia e del Lazio settentrionale». Lo afferma il sindaco Mauro Mazzola, che ha inviato una lettera di protesta al ministro Dario Franceschini. «Nei giorni scorsi è stata presentata la riforma del Ministero. – prosegue – Tra le novità più rilevanti vi è l’istituzione, su tutto il territorio nazionale, di venti musei e poli museali, considerati di particolare rilievo e rappresentativi dell’identità culturale italiana. Un’anomalia del tutto evidente è l’assenza di qualsiasi riferimento alla cultura etrusca. Con un colpo di penna sarebbe oscurato un periodo importante della storia italiana, che ha lasciato testimonianze uniche al mondo in un territorio di straordinaria valenza paesaggistica, caratterizzato dalle grandi città dell’Etruria di Tarquinia, Cerveteri, Vulci e Veio, cui si aggiungono il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia di Roma, il Museo Etrusco della Rocca Albornoz di Viterbo e il Museo del Forte San Gallo di Civita Castellana. Il Polo Espositivo Etrusco, perché di un vero espositivo si deve parlare, è rappresentato prioritariamente dai due siti Unesco di Tarquinia e Cerveteri e dal Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, l’unico museo italiano dedicato esclusivamente agli Etruschi. La scelta d’ignorare tale realtà, a dieci anni dal riconoscimento Unesco, va contro le convinzioni dell’opinione pubblica internazionale: infatti si andrebbe a ridimensionare in modo significativo il valore di testimonianza per la cultura mondiale attribuito a Tarquinia e Cerveteri. Tutto questo nello stesso periodo in cui la Francia dedica agli etruschi e a Cerveteri ben due mostre, tra le più importanti organizzate negli ultimi anni, a dimostrazione del valore attribuito alla cultura e all’arte etrusca a livello internazionale. L’esperienza Unesco è solo una parte degli sforzi condotti in questi ultimi anni dagli amministratoti locali per una volta in sinergia positiva con il ministero. Si deve anche sottolineare con forza che i grandi successi ottenuti, sintetizzati dal numero di visitatori raggiunto nel 2013, circa 330mila, da quello che a tutti gli effetti si può considerare il Polo Espositivo Etrusco, è stato reso possibile dalla presenza di un interlocutore specifico e cioè la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale, una delle più antiche soprintendenze d’Italia. La sua cancellazione, sostituita da una macrostruttura che dovrebbe occuparsi dell’intera regione Lazio, ci priverebbe del nostro naturale interlocutore e vanificherebbe gli sforzi compiuti dalle Amministrazioni Locali. Chiedo con forza il riconoscimento della nostra realtà territoriale e il conseguente inserimento del Polo Museale Etrusco, comprendente la rete dei musei e delle aree archeologiche della Tuscia, con capofila il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia di Rima, nell’elenco degli istituti dotati di autonomia speciale di rilevante interesse nazionale, alla stregua di Paestum e del Museo Nazionale Romano».
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