TARQUINIA – Si è costituito ieri, nella cornice della sala consigliare del Comune di Monte Romano, il Comitato promotore che nelle prossime settimane presenterà alla Regione Lazio la candidatura a Bio-distretto dei territori di Allumiere, Monte Romano, Tarquinia e Tolfa; una delle prima realtà del Centro Italia per tempistica ed estensione territoriale, il tutto in coerenza con gli obiettivi della legge regionale 11/2019.
Il fine, quello di diffondere la cultura del biologico e i principi dell’agro-ecologia e stabilire un modello di sviluppo sostenibile e compatibile con le esigenze dei territori e delle comunità insediate, tenendo conto dei principi fondamentali del “Bio” formulati dalla Federazione internazionale dei movimenti dell’agricoltura biologica (IFOAM): benessere, ecologia, equità e precauzione.
Un cammino, quello che ha coinvolto i quattro Comuni e le loro Università Agrarie, anch’esse firmatarie dell’atto costitutivo il Comitato Promotore, iniziato solo qualche mese fa grazie alla spinta di “Terre della Farnesiana”, Associazione tarquiniese che raggruppa diversi bio-produttori dell’aera che insiste sulla Valle del Mignone e che abbraccia i quattro comuni promotori ed alla preziosa collaborazione dell’Associazione IN.N.E.R. – International Network of Eco Regions – Rete internazionale dei Bio-distretti e dell’Arsial.
A questa prima ed obbligata tappa propedeutica al riconoscimento da parte della Regione Lazio del Bio-distretto “Maremma Etrusca e Monti della Tolfa”, hanno aderito oltre 50 aziende biologiche del territorio ma anche associazioni, enti ed istituti – tutti presenti a Monteromano per la firma – quali la Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Viterbo, la CNA di Viterbo e Civitavecchia, Confcooperative – Unione Territoriale Lazio Nord, la Confederazione Provinciale Italiana Agricoltori di Viterbo, la Condotta Slow Food Costa della Maremma Laziale, l’A.N.A.C.T. ASD – Associazione Nazionale Allevatori del cavallo di razza Tolfetana, l’ISVRA – Istituto Italiano per lo Sviluppo Rurale e L’Agriturismo e per ultimo, ma non certo per rilevanza, l’Istituto di Istruzione Superiore “ Vincenzo Cardarelli “ di Tarquinia, Sezione di Agraria.
Enti, associazioni, istituzioni e produttori, espressione di un territorio caratterizzato dalla presenza di sistemi di coltivazione, allevamento, trasformazione e preparazione alimentare e industriale di prodotti con il metodo biologico, oltre che di tipicità locali, da un’elevata qualità ambientale, conservazione e tutela della biodiversità, del patrimonio naturalistico e paesaggistico e da un’identità storico-culturale omogenea che rappresenta un carattere affermativo peculiare, la cui integrazione con le attività agroalimentari tradizionali e locali costituiscono un fattore di sviluppo delle potenzialità economiche, sociali e culturali dell’area.
Il Bio-distretto, in sostanza, è un modello territoriale di innovazione delle politiche e dei programmi agricoli, agroforestali, alimentari e di sviluppo rurale a livello locale e nazionale, che permette attraverso la partecipazione attiva dei cittadini ed il partenariato delle amministrazioni pubbliche e dei privati, di coordinare con efficacia le risorse umane, sociali ed economiche, pubbliche e private, in logiche di governance multilivello, di affrontare le attuali sfide sociali, economiche, ambientali e dei cambiamenti climatici, in coerenza con gli orientamenti e le indicazioni dell’Agenda ONU 2030, dell’Unione Europea e della Commissione Europea.
Soddisfazione per l’avvio del percorso che porterà al riconoscimento del Bio-distretto della “Maremma Etrusca e Monti della Tolfa” è stata espressa dai sindaci Maurizio Testa (Monte Romano), Alessandro Giulivi (Tarquinia), Antonio Pasquini (Allumiere) e Luigi Landi (Tolfa) – intervenuti ieri a Monte Romano per la firma – tutti convinti che fare rete nell’obbiettivo comune della tutela ambientale e della valorizzazione del territorio e delle sue ricchezze agri-turistiche sia il miglior proposito in un momento di difficoltà oggettiva a livello internazionale ed un primo grande “sì” di un comprensorio costretto in questi ultimi tempi a gridare solamente dei “no” davanti alla minaccia di una serie di progetti industriali calati dall’alto che per nulla si sposano con le prerogative di questo territorio.