CIVITAVECCHIA – In questi giorni non si parla d’altro che del caldo, della dieta adeguata, delle ricette di gelati e delle notti insonni, ma il dottor Giovanni Ghirga denuncia la totale mancanza di attenzione da parte dei media circa le conseguenze pericolose che l’inquinamento congiuntamente al caldo può procurare alle persone con malattie respiratorie, soprattutto broncopatie cronico ostruttive (BPCO) e asma. “Ci sono fattori che aggravano la difficoltà di respiro da afa. – scrive Ghirga – Per esempio, nelle grandi città, in assenza di forte vento, nell’aria si accumulano livelli pericolosi di inquinanti, come diversi ossidi di azoto (N2O3, NO2, ecc.) e di zolfo (SO2 e SO3), prodotti dalle combustioni dei motori degli autoveicoli. Questi composti, a causa dell’alta temperatura reagiscono con l’acqua presente nell’aria e producono acido nitroso, nitrico, solforoso e solforico, che entrano poi nelle vie respiratorie. La quantità di acidi respirati aumenta notevolmente se l’aria è molto calda e umida. L’inalazione di questi prodotti acidi è dannosa per tutti, ma soprattutto per gli asmatici e le persone affette da patologie respiratorie ostruttive (BPCO), e peggio ancora se sono anche cardiopatici affetti da insufficienza ventricolare e/o ipertensione polmonare da insufficienza valvolare. L’inalazione dei gas che si producono nelle città in presenza di afa e forte traffico veicolare è veramente pericolosa e dannosa, potendo nei casi peggiori scatenare crisi di asma o peggiorare gravemente una crisi respiratoria di origine cardiaca. Un altro temibile effetto dell’afa nei grandi centri urbani – continua il dottore – è la tendenza alla formazione di ozono per reazione di catalizzazione sulle molecole di ossigeno (O2), causata dai raggi ultravioletti e dagli ossidi prodotti dai motori degli autoveicoli. L’ozono, nota molecola formata da tre atomi di ossigeno, mentre nella stratosfera (a 10-40 km di altezza) ci protegge dai raggi ultravioletti nocivi per la salute (UVB), negli strati bassi dell’atmosfera, la cosiddetta “troposfera” (l’aria che respiriamo), è presente solo in basse concentrazioni nell’aria. Nei periodi tardo-primaverili ed estivi, le particolari condizioni di alta pressione, le elevate temperature e la scarsa ventilazione favoriscono il ristagno e l’accumulo degli inquinanti ed, inoltre, il forte irraggiamento solare innesca una serie di reazioni fotochimiche che determinano concentrazioni di ozono più elevate rispetto al livello naturale nell’aria che respiriamo. L’ozono è un gas estremamente nocivo alla respirazione. Esso, infatti, è instabile e si scinde in normale ossigeno biatomico e in un atomo di ossigeno, che notoriamente è estremamente ossidante ed esercita un’azione molto irritante sul tessuto degli alveoli, dove avviene la respirazione. Per tutti questi motivi – conclude Ghirga – i periodi afosi, oltre a rendere la respirazione difficoltosa, possono costituire un grave pericolo per la salute dei pazienti affetti da disturbi respiratori, di sia di origine broncopolmonare che cardiaca. Inoltre, i cardiopatici, asmatici o non, possono avere un considerevole aggravio di lavoro cardiaco di pompa (per garantire una sufficiente circolazione di sangue ossigenato dai polmoni) e nei casi peggiori, quando sono esposti a forte afa, specialmente se vivono in una grande centro urbano dove l’aria è inquinata, essi rischiano bruschi e gravi peggioramenti della situazione cardiocircolatoria”.
Restando in tema di aria e ambiente di recente, sempre il dottor Ghirga e il dottor M. Pipere hanno pubblicato sul prestigioso “Open Journal of Pediatrics” uno studio molto importante sull’ingresso di polveri ultrafini all’interno degli appartamenti anche a porte e finestre chiuse, con gravi conseguenze respiratorie. “La penetrazione può arrivare fino al 90 % della concentrazione esterna. Lo stesso vale anche per l’ozono che può arrivare a penetrare ad infissi serrati fino all’80 %. In assenza di produzione di polveri ultrafini all’interno degli appartamenti stessi, esse, in poche ore, raggiungono concentrazioni molto vicine a quelle che sono all’esterno. – scrivono Ghirga e Pipere – La capacità di penetrazione dipende da numerosi fattori quali: l’esposizione dell’appartamento, la presenza, direzione e velocità del vento, lo stato esterno del palazzo, la condizione degli infissi, la concentrazione esterna delle polveri ultrafini, la loro composizione chimica, le loro dimensioni, ecc. In base a questi dati,- conclude lo studio – il vero modo di proteggere la salute pubblica è quello di ridurre la combustione dei fossili”.