L’emancipazione femminile a Civitavecchia

La battaglia delle donne per l’emancipazione femminile vive anche a Civitavecchia il suo momento storico.  E’  il  7 marzo del 1977 quando sette attiviste del Movimento di Liberazione della Donna occupano in via Doria l’ECA, l’Ente Assistenza Comunale,  diretto allora da Pierluigi de Paoli, in segno di protesta contro il Comune per non aver approvato, così come prescriveva  la Legge-quadro nazionale, la costituzione di  un consultorio di informazione e consulenza contraccettiva.

L’accusa  con la quale  il  procuratore di allora Antonino Loiacono  fa arrestare le attiviste è quella di  interruzione di pubblico servizio perché  le militanti restano per tre ore nei locali di quello che è considerato un inutile ente di assistenza .

La vicenda ha però un’eco straordinaria in tutto il paese proprio per la concomitanza con la ricorrenza dell’otto marzo, che viene definita “giornata di lotta e di lutto”. Anche per questo, in segno di solidarietà, il giorno dopo la segretaria nazionale del Partito Radicale Adelaide Aglietta, assieme a quattordici femministe del Movimento di Liberazione delle Donne, del Partito Radicale  e di altri collettivi, occupano nuovamente  la sede dell’ECA di Civitavecchia come azione di disobbedienza civile e di protesta contro gli arresti del giorno precedente, senza, questa volta, subire da parte di Loiacono alcun provvedimento.

La vicenda, che si concluderà con il rilascio delle donne arrestate , che trascorrono tre giorni nel carcere di via Granari, e con la conseguente amnistia, vede coinvolte donne in quegli anni molto attive in città e nel comprensorio per la conquista dei diritti civili.

Pina Tarantino, una delle arrestate, da sempre impegnata nel sociale e oggi responsabile di zona dell’Unicef,  ricorda come “in quegli anni così intensi  e pieni di battaglie combattute per i diritti civili anche delle donne,  la decisione di occupare quell’ente  comunale, ormai in scioglimento, ci sembrò l’unica azione concreta per chiedere al sindaco Ennio Piroli l’istituzione di un consultorio proprio nei locali dell’ECA che, trovandosi in un edificio in pieno centro, sarebbe stato di vitale importanza per la popolazione femminile”.

Il consultorio sarà aperto poco tempo dopo, in via Bramante, anche se non riscuoterà  subito il consenso di tutte le donne, “rappresentando più un poliambulatorio che un momento di confronto” come dichiara in quegli anni  Lia Tarantino.

Un otto marzo, quello del 1977, che ha segnato una tappa importante per le  conquiste sociali, politiche ed economiche   a Civitavecchia, in un periodo di lotte che porteranno l’anno seguente all’approvazione di quella legge, la 194 sull’aborto , che cambierà radicalmente la condizione delle donne   aprendo la strada all’emancipazione femminile.

Anche se nel tempo il significato di queste battaglie è andato sfumando, lasciando il posto alla ricorrenza di questa giornata caratterizzata  dal carattere esclusivamente commerciale.

di Roberta Galletta