Su delega della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Ostia hanno eseguito un’ordinanza che dispone il divieto di dimora per una coppia di italiani gravemente indiziati di aver organizzato, gestito e tratto profitto dall’occupazione abusiva di locali e box di proprietà dell’A.T.E.R., siti in Via delle Ebridi e Via Martinica, nonché eseguito un decreto di sequestro preventivo di numerosi locali commerciali e di tutte le cantine situate nel complesso alloggiativo di edilizia popolare, per un totale di 4947 mq.
I provvedimenti, emessi dal G.I.P. presso il Tribunale di Roma, su richiesta della D.D.A., costituiscono la conclusione di un’indagine, avviata a seguito di una denuncia dei vertici di Ater, i cui dipendenti erano impossibilitati ad accedere all’interno di alcuni locali collocati in via delle Ebridi.
L’indagine ha consentito di raccogliere elementi di prova che fanno ipotizzare un grave quadro indiziario a carico della coppia, legata da vincoli di parentela con componenti del clan “Fasciani”, che si ipotizza abbia occupato abusivamente 8 immobili extra-residenziali e tutti i box (oltre 70), presenti al seminterrato di Via delle Ebridi.
La coppia è gravemente indiziata del reato di invasione di edifici, con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa, proprio perché gli immobili, ubicati nel quartiere c.d. “Nuova Ostia”, feudo delle famiglie Fasciani e Spada, sarebbero occupati al fine di utilizzare i locali quali basi logistiche e depositi per lo stoccaggio di materiale illecito, armi ed ingenti quantità di stupefacenti. Ciò trova conferme anche nel rinvenimento nel mese di agosto/settembre 2020 – all’interno di un box oggetto di indagine – di armi con matricola abrasa e relativo munizionamento, il cui potenziale offensivo era da ritenersi appetibile per le organizzazioni criminali operanti sul territorio.
I due sono inoltre gravemente indiziati di autoriciclaggio poiché, dopo aver occupato abusivamente otto locali extra-residenziali, sono riusciti ad accatastarne alcuni a proprio nome, tramite l’induzione in errore del funzionario pubblico preposto, per poi stipulare alcuni regolari contratti di locazione, registrati presso l’Agenzia delle Entrate, traendo quindi dunque profitto, il tutto allo scopo di impedire alle autorità competenti di risalire alla provenienza illecita dei beni.
Dalla ricostruzione effettuata, è emerso che l’accatastamento è stato reso possibile tramite la presentazione del “modello unico informatico di aggiornamento degli atti catastali”, nel quale l’indagato ha attribuito a sé la qualità di “soggetto obbligato”, figurando quindi quale soggetto equiparato al proprietario.
Le indagini svolte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Ostia hanno consentito inoltre di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in ordine al fatto che alcune attività, direttamente riconducibili ai destinatari del divieto di dimora siano state avviate dichiarando falsamente nelle S.C.I.A. (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) di essere in possesso di alcuni requisiti in materia di vendita al dettaglio ed urbanistica.
Oltre a ben 75 cantine ed un’abitazione, sono sette i locali commerciali sottoposti a sequestro preventivo: una palestra, un bar, una pizzeria, un negozio di materassi, un’attività di tappezzeria per auto, un negozio adibito alla vendita di artifizi pirotecnici ed anche una onlus.
Questa ennesima operazione dei Carabinieri di Ostia, sotto la direzione dalla D.D.A., costituisce un altro tassello alle attività investigative svolte negli anni sul litorale che hanno cristallizzato l’ormai consolidata presenza della criminalità organizzata nel quartiere di Lido di Ostia, con la conseguente spartizione delle influenze sulle attività economiche, le quali costituiscono, accanto al traffico di stupefacenti e all’esazione di somme a titolo di “pizzo”, una delle fonti di finanziamento delle associazioni criminali ivi presenti.
Al vaglio della D.D.A. anche la posizione degli occupanti dei locali commerciali, avendo avviato la propria attività economica all’interno di locali di proprietà di un ente pubblico, occupandoli senza averne titolo.
Al termine dell’operazione, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Ostia hanno restituito gli immobili liberati all’A.T.E.R.
Si precisa che il procedimento versa nella fase delle indagini preliminari per cui gli indagati sono da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva.