Woody Allen celebra una Roma felliniana

to rome with loveIn Londra aveva riconosciuto la capitale ambigua e misteriosa, perfetta tanto per un noir a tinte scure (“Match Point”) che per un piccolo mistery intriso di ironia (“Scoop”); Barcellona era stata la patria di improbabili triangoli amorosi, a suon di flamenco e notti bianche (“Wicky Cristina Barcellona”); a Parigi, tempio eterno dell’arte, il tempo si condensa e il fervore degli anni ’20 popola le notti sulla Senna (“Midnight in Paris”). New York poi, e la sua Manhattan, non possono esser altro che eternamente cantate, a suon di Gershwin e orchestrine Jazz… Nel suo lungo viaggio cinematografico tra America ed Europa, l’ultra-prolifico genio di Woody Allen approda questa volta nella nostra Roma, per raccontare un intreccio di storie e destini, decantati con leggerezza e brio un po’ retrò da commedia all’italiana, e con molte citazioni felliniane. Mescolando un cast americano e nostrano, con “To Rome with Love” Allen costruisce un film corale, in cui i veri protagonisti sembrano essere i colli capitolini, le rovine del foro o i colonnati del Pantheon. Così per le strade di Trastevere troviamo due studenti americani (i giovani Jesse Eisenberg e Ellen Page) innamorarsi nonostante lui sia il fidanzato della migliore amica di lei; un architetto americano (a cui da il volto Alec Baldwin) che si aggira alla ricerca della Roma della sua giovinezza, visitata trent’anni prima; ci sono i genitori americani di Hayley (Woody Allen e Judy Davis) convocati dalla figlia in Italia per conoscere il fidanzato, figlio di un impresario di pompe funebri; e mentre una giovane coppietta di Frosinone verrà coinvolta in una serie di ‘sfortunati equivoci’ che vedono al centro un’avvenente prostituta (Penelope Cruz), un uomo qualunque, tale Leopoldo Pisanello (Roberto Benigni) convive per poco con il piacere, fatuo e ambiguo, della fama. Accolto in maniera piuttosto contrastata dalla critica, il film romano di Allen si presenta comunque come un evento: ci aspettiamo una Roma da “Dolce Vita” (del resto la cinematografia felliniana è,a suo stesso dire, una delle più amate dal regista) anche se forse un po’ patinata, e uno sguardo un po’ naif e leggero sui clichés degli italiani, sui loro vizi e le loro virtù. Ci domandiamo come sarà il binomio con Benigni, attore amato da lunga data, con il quale l’incontro, seppure un po’ ‘lost in translation’, è stato a detta di entrambi caratterizzato da un’immediata empatia. Ci chiediamo come e quanto funzionerà questo mix italo-americano: se avrà generato una commedia con il sapore di altri tempi (come solo il miglior Woody Allen ha saputo fare) o se le incertezze e le cadute di stile che diversi critici sollevano saranno confermate. Quale che sia il giudizio, vale la pena concedere all”intramontabile Woody un’ora e mezza del nostro tempo. Mentre lui, instancabile, è già al lavoro sul prossimo film. Voci raccontano che l’ambientazione sarà ancora europea, ma che questa volta Allen sceglierà una città nordica come Copenaghen… Nel frattempo, l’Allen romano resterà in programmazione, almeno fino a venerdì 27, a Civitavecchia e Tarquinia.
Francesca Montanino