CIVITAVECCHIA – Dallo scrittore Arnaldo Gioacchini riceviamo e pubblichiamo
Con grandissimo rammarico, e grande sofferenza intima, ho appreso che, di un infarto fulminante, è morto, in quel di Santa Marinella, ove stava trascorrendo gli ultimi “sprazzi” d’estate insieme alla moglie la collega Daniela Vergara, collega giornalista di grande spessore, come è stato anche Luca, che ben conobbi, nel lontano 1960, all’epoca delle Olimpiadi di Roma. Le cose andarono così: Mio padre aveva un bar in Viale dei Quattro Venti all’incrocio con Via Bologhesi a Monte Verde Vecchio a Roma e fra i suoi clienti affezionati clienti c’era anche un giornalista piemontese di nome Giulio Crosti, espertissimo in particolare di atletica leggera e pugilato, che tre quotidiani romani: “Il Paese”, “Paese Sera” e “L’Unità” vollero fortemente a Roma per le Olimpiadi del 1960. I tre giornali, che all’epoca andavano per la maggiore, avevano la redazione tutti nella stessa palazzina, ove, nel sottosuolo, c’era anche la tipografia, a Roma in Via dei Taurini ed a salire al penultimo piano la Agenzia Fotografica che si chiamava “Pais e Sartarelli” dal nome dei due titolari e, per finire, all’ultimo piano, la, molto frequentata, notevole mensa. Mio padre chiese a Crosti, con il quale aveva stabilito un ottimo feeling, vista la mia già evidente “passione giornalistica “, se c’era modo di farmi fare pratica, durante l’estate, in una delle redazioni dei tre quotidiani, al che Crosti gli disse che le redazioni, purtroppo per me, erano stracolme ma che avrei potuto iniziare a fare pratica nello stesso luogo presso la loro Agenzia Fotografica iniziando a scrivere le didascalie dei loro servizi fotografici che si scambiavano con le altre Agenzie sparse per l’Italia e non solo. Fu una soluzione che accettai di buon grado anche perché facendo parte dell’ importante Agenzia potevo accompagnare i fotografi anche allo Stadio Olimpico ove, da dietro le porte, scattavano i loro servizi sia nelle partite di calcio della Roma e della Lazio che in quelle internazionali ( vds. ad es. Aldo Rossi); fra l’altro all’Agenzia Fotografica“Pais e Sartarelli” ricevetti, nel box all’uopo appositamente costruito, la primissima radiofoto proveniente dall’URSS. Con Crosti andai, macchina fotografica al collo, anche al Villaggio Olimpico quando, subito dopo l’entrata, incontrammo i grandi campioni Livio Berruti e Wilma Rudolph. E fu sempre in quel clima olimpionico, bellissimo ed irrepetibile, che conobbi il grande Luca Giurato. Un mattino, mentre ero alle prese con la smaltatrice dell’Agenzia che faceva, almeno per me non certo espertissimo, le “bizze”, entrò Luca Giurato (alto tanto da abbassare la testa alla porta d’ingresso), accompagnato da un’altra persona. Luca che i presenti Rodrigo Pais e Giorgio Sartarelli mi presentarono chiedendomi se già lo conoscevo, gli risposi che non conoscevo Giurato ma che, facendo atletica leggera, conoscevo di fama quello che era con Lui cioè il campione russo di fondo che era Pyotr Bolotnikov il quale, secondo me, considerando la qualità ed i tempi che registrava, avrebbe potuto vincere la gara olimpica dei 10.000 metri ( cosa che poi fu). Questa cosa mi portò a stringere una bella amicizia con Luca (intelligentissimo e simpaticissimo) che incontravo tutti i giorni in Via dei Taurini ove mi recavo prendendo il tram in Trastevere. Di Luca ho seguito tutta la suo grande ed importante carriera sia da giornalista che da intrattenitore, vuoi da cittadino che da suo collega giornalista, quale poi divenni lavorando in alcune redazioni di quotidiani romani. Ma tutto ciò e molto altro ancora mi venne alla mente nel 1962 quando, nell’ancora “caldo” Stadio Olimpico della splendida Olimpiade di Roma del 1960, corsi la prima frazione della staffetta 4×100, partendo ovviamente dai blocchi, ai Campionati Studenteschi nella formazione del Liceo “Luciano Manara” ove studiavo ( nella pista di sei corsie in terra battuta arrivammo quarti nella finale dei secondi quindi decimi assoluti con il tempo di 46,04 secondi). E nell’occasione mi ricordai, immediatamente, che la stessa pista era stata calcata dal grande campione Pyotr Bolotnikov vincitore dell’Olimpiade che l’immenso Luca Giurato mi aveva presentato, fisicamente, solo due anni prima. Ciao Luca, il quale con il tuo contagiosissimo ed intelligentissimo sorriso e la tua verve non da poco, ci hai lasciato, drasticamente, a pochi chilometri da dove risiede il tuo caro amico Arnaldo che conoscesti e frequentasti in Via dei Taurini ben 64 anni fa, che ben si ricorda del tuo bellissimo rapporto con Fabrizio Frizzi un’altra Persona che ho stimato moltissimo pur conoscendolo,“solo” nove anni dopo, nel 1969, all’Ufficio Edizioni della Euro International Film ove il padre Fulvio Frizzi era direttore generale.
Arnaldo Gioacchini