CIVITAVECCHIA – Dallo scrittore Arnaldo Gioacchini riceviamo e pubblichiamo:
In questi giorni si fa un gran parlare di Nerone sia sulla stampa e sui media nazionali ed internazionali soprattutto dopo la certezza del ritrovamento, oltre Tevere (ma la Roma imperiale è noto che fosse molto, ma molto, estesa territorialmente), del grande teatro (cavea inclusa, ove, il discusso imperatore, si era anche esibito sia in poesia che in musica suonando la sua “famosa” lira), nel cortile di Palazzo della Rovere dopo 3 anni (abbondanti) di scavo archeologico da parte della Soprintendenza Archeologica Speciale di Roma. Su Nerone, sulla sua “ritenuta follia” si è scritto e discettato molto (anzi forse troppo – ndr), anche se poi gli storici moderni, in fondo, allineano i suoi comportamenti con quelli di chi l’aveva preceduto al comando assoluto dell’Impero Romano, negando che fu lui a far incendiare Roma e molto altro dei suoi “fatti” assolutistici negativi. Cosa invece della quale si è parlato poco ed, a volte, in maniera imprecisa e piuttosto vaga, è quella che riguarda la sua famiglia nel senso più stretto e dettagliato possibile ergo addirittura i suoi genitori, anche loro con delle specifiche storiche non da poco e con delle storie personali molto dentro la Storia vera (quella con la S maiuscola) in quanto entrambi protagonisti, nei tempi nei quali vissero e, loro stessi, parenti, molto stretti ed assolutamente marginali dei Dominus assoluti dell’epoca ad esempio, uno per tutti, l’imperatore Caligola del quale la madre di Nerone era addirittura la sorella.
Chi scrive, amando molto il “pianeta” mare (forse frutto della sua “passionaccia” velica), inizia la sua narrazione storico – esplicativa da Pyrgi (ora castello di Santa Severa) che è ancora un luogo piuttosto ameno fra i più belli di tutta la costiera tirrenica e ancor più doveva esserlo negli anni in cui i patrizi romani scelsero le ripe marine a nord di Roma per farsi ivi costruire le loro grandi ed opulente ville, alcune delle quali resistettero fino al 415 dopo Cristo quando il poeta e scrittore Claudius Rutilius Namatianus le citò nel suo libro “De reditu suo” ( Sul proprio ritorno), cronaca del suo viaggio invernale effettuato via mare, per tornare in Gallia, ( vista e considerata l’insicurezza delle vie terrestri a causa delle incursioni dei Goti e Visigoti) e fra queste scrisse di una grande villa pyrgense. Ma la storia di Pyrgi inizia ben prima ( già prima del VI° secolo a.C. ) come il più importante porto della potente etrusca Caisra (Cerveteri) che ne possedeva anche altri due: Punicum (Santa Marinella) ed Alsium (Palo). A Pyrgi gli scavi archeologici condotti sotto l’attuale castello hanno portato appunto alla luce i resti di una antica villa romana. A chi fosse appartenuta, per un certo periodo, tale villa con annessa peschiera, ancora visibile nei suoi resti a mare, ce lo dice Gaius Suetonius Tranquillus (Svetonio) che scrive fra l’altro: “… Cneus Domitius Ahenobarbus decessit Pyrgis morbo aquae intercutis (idropisia – n.d.r.) …” .
Uno Gneo Domizio Enobarbo, che fu anche console per un anno, e che ivi morì nel gennaio dell’anno 40 p.C.n. Tre anni prima, il 15 dicembre dell’anno 37, ad Antium era nato colui il quale successivamente sarà il quinto ed ultimo imperatore della dinastia Giulio -Claudia: Nero Claudius Caesar Augustus Germanicus (Nerone) che alla nascita ebbe il nome di Lucio Domizio Enobarbo e la cui madre fu Agrippina Minore ed il padre il suddetto Gneo Domizio Enobarbo. Il matrimonio fra i genitori di Nerone lo volle, nell’anno 28, “per ragion di stato” l’imperatore Tiberio perché Agrippina (sorella di Caligola) era la figlia del potente e molto acclamato generale Germanico mentre Gneo Domizio Enobarbo era figlio di Lucio Domizio Enobarbo e di Antonia maggiore figlia di Marco Antonio e di Ottavia, quindi un bis-nipote di Augusto. Non è quindi casuale che Gneo Domizio Enobarbo viene rappresentato sul fregio dell’Ara Pacis Augustae insieme ai genitori ed alla sorella Domizia in processione dietro ad Antonia minore ed al marito Druso figliastro dell’imperatore Augusto.
I genitori di Nerone vennero entrambi coinvolti in vicende piuttosto gravi: Nell’anno 39 p.C.n. la madre Agrippina Minore fu scoperta a far parte di una congiura contro il fratello Caligola, tanto è vero che dallo stesso venne mandata in esilio nell’isola di Pandataria (Ventotene). Il padre Gneo Domizio, il quale già possedeva una cattiva reputazione perché aveva travolto, deliberatamente, con la sua biga un bambino che giocava lungo la via Appia antica, aveva cavato un occhio ad un cavaliere che lo criticava ed aveva subito anche l’accusa di incesto con la sorella Domizia, nel 37 p.C.n., fu coinvolto in un complotto di alto tradimento insieme ad una certa Albucilla (foemina “multorum amoribus”) e si salvò dall’esecuzione certa solo grazie all’amnistia concessa per la morte dell’imperatore Tiberio. A quel punto il padre di Nerone, ormai in disgrazia e malato, ritiratosi nella villa di Pyrgi morì, e come scrisse Svetonio, il suo patrimonio venne requisito dallo stesso imperatore Caligola e quindi anche tale villa pyrgense andò ad integrarsi nei già vasti possedimenti imperiali.
Arnaldo Gioacchini – Membro del Comitato Tecnico Scientifico dell’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO – Delegato del Sindaco alla Valorizzazione Storica e Archeologica di Ladispoli.