Finanziamenti ad hoc per le imprese “in rosa” e per le libere professioniste. E’ ciò che prevede il protocollo d’intesa siglato a Palazzo Chigi dalla Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento per le pari opportunità, dal Ministero dello Sviluppo Economico, dall’Abi e dalle associazioni di rappresentanza del mondo imprenditoriale. Per la CNA, ha firmato il presidente nazionale, Daniele Vaccarino.
Le banche che aderiranno all’iniziativa indicheranno il plafond finanziario a disposizione per la concessione di finanziamenti relativi a tre linee di intervento: nuovi investimenti, materiali o immateriali, per lo sviluppo dell’attività di impresa o della libera professione (“Investiamo nelle donne”); costituzione di nuove imprese o avvio della libera professione (“Donne in start up”); ripresa dell’attività da parte di piccole e medie imprese e lavoratrici autonome che, per effetto della crisi, attraversano una momentanea situazione di difficoltà (“Donne in ripresa”).
Saranno applicate condizioni competitive rispetto alla normale offerta creditizia su operazioni simili e con lo stesso grado di rischio. Beneficiando della garanzia dello Stato prevista dalla sezione speciale del Fondo centrale di garanzia dedicata all’imprenditoria femminile, il costo del finanziamento potrebbe essere ulteriormente abbassato.
“E’ da apprezzare l’impegno dell’Associazione Bancaria Italiana e del governo. Alle imprese costituite da donne viene riconosciuto il valore aggiunto che apportano alla crescita del Paese. Una firma, però, non basta. Affinché questo strumento diventi operativo, è necessaria l’adesione delle banche. Faremo la nostra parte nell’informarle e nel sollecitarle a tradurre in fatti i principi enunciati”, afferma Luigia Melaragni, segretaria della CNA di Viterbo e Civitavecchia.
Il protocollo prevede altresì la possibilità di sospendere il rimborso dei finanziamenti, per un periodo fino a dodici mesi, in caso di maternità, grave malattia (anche di coniuge, convivente, figli), malattia invalidante di un genitore o di un parente/affine, entro il terzo grado, convivente con l’imprenditrice o la lavoratrice autonoma