“Suonala ancora Sam” avrebbe detto Humphrey Bogart nel leggendario “Casablanca”. Quello della memoria che si perde, soprattutto riferito ad un preciso momento fondativo della storia del nostro Paese, è un triste refrain che ultimamente anima sempre più spesso il dibattito pubblico: qualche anno fa era appannaggio di qualche tediato sondaggista che con un po’ di intenzione domandava se il 25 Aprile fosse la festa di tutti o solo di “una parte”, o di qualche demente criptofascita parlamentarizzato che tentava più o meno celatamente di equiparare repubblichini e partigiani.
Il collasso culturale invece ha reso il pericolo della perdita della memoria intesa non solo come identità, ma anche come materiale testimonianza, ormai una costante.
Il destino del museo della Liberazione di via Tasso, ex carcere gestito dal maggiore SS Kappler, dove vennero torturati molti ebrei e partigiani, luogo storico della memoria, sembra segnato; nonostante abbia raddoppiato i visitatori infatti il museo ha avuto solo un terzo degli stanziamenti dal Governo. La denuncia arriva del Direttore del museo Antonio Parisella, che la scorsa settimana si è così espresso: “Dal 2 Gennaio siamo senza fondi per andare avanti; il ministero per i Beni culturali ci ha finora assegnato per il 2010 soltanto un terzo di quanto dovuto”. Motivi di bilancio, dunque, e a nulla serve il succitato raddoppio dei visitatori – arrivati a circa 12 mila persone l’anno – e nemmeno l’aver scongiurato la sforbiciata ai fondi statali: “Il ministero – ha detto ancora Parisella – avendo ricevuto il museo il premio ‘Sasso per la pace’ a Cervara, non ha operato, forse, il previsto taglio del 15% del contributo annuale di 50 mila euro”. Ma non è certa neppure la cifra che sarà accreditata e neanche quali saranno le entrate per il 2011. E nessun aiuto è arrivato da Comune, Provincia, Regione e Camera di Commercio.
La viceresponsabile per i Beni Culturali dell’Italia dei Diritti Federica Mariotti è solidale col direttore del museo: “Un luogo così importante per la nostra memoria deve essere assolutamente preservato dalla chiusura, in modo che le nuove generazioni possano conoscere cosa è successo durante la guerra. E’ importante anche a livello simbolico che si incentivi la conoscenza, per evitare che episodi così oscuri, abbiano a ripetersi”.
Sembra che prime reazioni ci siano state al coro indignato di proteste levatesi in difesa del museo: il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha autorizzato l’erogazione di un contributo urgente di 12mila euro come finanziamento a favore del Museo storico della Liberazione di via Tasso. Il provvedimento si è reso necessario per scongiurare il rischio di commissariamento e chiusura dell’ente. Nei prossimi giorni il Sindaco incontrerà il presidente Antonio Parisella per fare il punto sulla situazione del Museo che rappresenta un riferimento fondamentale per la storia e la memoria della città di Roma.
In un momento storico come questo, dove la Costituzione è messa ogni giorno in discusione, il rischio della mistificazione è sempre dietro l’angolo ed ormai impunemente si fa ricorso ad un buonismo insopportabile verso la pagina più scandalosa della storia del nostro Paese (una pagina che lo vide fianco a fianco col pattume nazista), aspettando con ansia per il destino del museo della Librazione, tornano in mente le strazianti parole della poesia di Primo Levi : “Voi che vivete sicuri Nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera Il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo, Che lavora nel fango, Che non conosce pace, Che lotta per un pezzo di pane, Che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna, Senza capelli e senza nome, Senza più forza di ricordare, Vuoti gli occhi e freddo il grembo, Come una rana d’inverno. Meditate che questo è stato: Vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore, Stando in casa andando per via, Coricandovi alzandovi; Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, La malattia vi impedisca, I vostri nati torcano il viso da voi.”