CIVITAVECCHIA – Quante volte ho ripreso i miei figli, e credo di non essere stata l’unica, per aver storpiato in modo dialettale la nostra lingua madre.
Probabilmente abbiamo vergogna del nostro dialetto, così carico di doppie e di vocali aggiunte a caso, ma sono proprio le parole del passato a raccontarci la storia millenaria di questa città.
In fondo noi siamo le nostre parole, anche quelle incomprensibili, con tutti i modi di dire coloriti che ancora abbiamo nel nostro slang familiare.
A proposito di questo, con Enrico (Ciancarini – il Presidente) qualche giorno fa abbiamo deciso di creare un gruppo nella pagina Facebook della Società Storica dove poter condividere la memoria orale, i modi di dire, i personaggi e tutto ciò che nei libri di storia non si scrive.
È nata l’Osteria della memoria civitavecchiese.
Un successo inaspettato! In pochi giorni centinaia di commenti, modi di dire e tante fotografie per ricordare un modo di vivere che sembrava cancellato, fatto di personaggi “ generosi e creativi “ che hanno lasciato una traccia nel cuore di molti.
Per molti civitavecchiesi, che abitano lontano, è stato un modo per tornare a casa senza alzarsi dal divano; qualcuno ha addirittura ipotizzato di utilizzare tante curiosità per una piece teatrale!
Non sarebbe male – comunque – passare dal virtuale al reale, ritrovandoci in una vera osteria per ricordare i tempi andati.
I ricordi del passato sono “ferite” preziose da custodire gelosamente, alcuni dolorosi come le mutilazioni urbanistiche subite negli anni dalla nostra città, altri dolci come le ciambelle di Cimino negli anni ’60.
Credo che sia arrivato il momento di far conoscere alle nuove generazioni tutti i sapori della nostra città, compreso qualche strappo lessicale alla lingua italiana, nella speranza che tutto questo non vada perduto e rimanga un patrimonio da gustare con profondo rispetto.
Claudia Tisselli – Vice Presidente Società Storica Civitavecchiese