CIVITAVECCHIA – Egregio Direttore,
scrivo al suo giornale nella speranza che si possa avviare un dibattito sereno sul futuro di questa città e sulla credibilità della politica, che dovrebbe essere, o almeno ritenuta tale, deputata a compierebbe scelte per rilanciare l’economia e l’immagine di Civitavecchia.
Che la politica sia in una fase di scarso appeal per gran parte della gente è dato ormai per scontato.
Che la politica abbia perso quella che dovrebbe essere la principale qualità, la credibilità, è altrettanto evidente.
Perché si è giunti a questo?
Un po’ di arroganza intellettuale e una politica intesa come mera dimensione di potere; si aggiunga una mancanza di dibattito e di elaborazione culturale e forse si comprendono le cause.
Credo che dopo due amministrazioni di sinistra mandate a casa dalla stessa sinistra senza che nessuno abbia tentato un minimo accenno di analisi di questa situazione, ma anzi nascondendosi dietro l’alibi dei poteri forti, abbiano fatto della politica retorica analisi vuota.
Invece di dare risposte in termini di azioni di governo, di riforme, insomma di fatti e non parole, molti partiti si sono ridotti a semplici gestori di potere, con scarso seguito elettorale. Contro queste affermazioni – ovvio – ci sarà una levata di scudi e si attribuiranno le cause Al partito del porto, o ai poteri forti o che diavolo altro, pur di non assumersi mai la responsabilità di scelte sbagliate, che poi l’elettorato, molto più intelligentemente dei politici ha capito. La sinistra a Civitavecchia, come in gran parte d’Italia condivide tutte le mancanze e i vizi della politica, ma si crede comunque diversa e migliore.
Sui poteri forti poi mi piacerebbe capire le ragioni per le quali in questa città si fa riferimento sempre e comunque al porto (e ci può stare). Ma mai nessuno parla di Enel, grande distribuzione o in particolare banche, su cui mai politici, né tantomeno i 5 stelle hanno fatto un accenno critico. E debbo dire che anche la carta stampata e le televisioni mai hanno fatto accenni critici per ragioni economiche che possono essere comprese ma non giustificate.
Né mi sembra che ci siano grandi novità all’orizzonte, con i partiti gestiti sempre e comunque dai soliti noti, e con una autoreferenzialità che spesso sfiora l’incredibile.
Anzi con una sfacciataggine ideologica che impedisce spesso di vedere la cruda realtà.
Si accusano gli altri di tutto ma si tende a giustificare sempre e comunque il proprio operato.
Dovremmo tranquillamente ammettere che nei partiti in tutti i partiti in questi anni si è perso il senso della comunità; tutti i partiti hanno perso il ruolo che avevano, cioè creare classe dirigente in base a capacità merito e consenso.
Nei partiti si è giocato per se stessi, al massimo in combutta con qualche sodale. E questo ha significato la fine della politica e l’apertura di praterie vastissime per l’antipoliica; quando la politica viene gestita per anni da alcune oligarchie e si ha la sensazione che si prospetti un destino senza ambizioni e progetti futuri è ovvio che ci si affidi al nuovo o al diverso; anche se sono convinto che bisogna proporsi a guidare questa città sporcandosi le mani (in senso buono) e non gloriarsi della propria diversità, cosa che non risolve i problemi tragici di questa città.
Ormai abbiano dati sulla disoccupazione, su pil, su fisco e tassazione, da città del sud in fase di dissesto.
È come nel sud, parafrasando un grande giornalista, anche da noi, tranne rare eccezioni, le nostre classi dirigenti hanno un livello etico e politico che ha lasciato a desiderare:”più che gattopardi sono volpi e faine”.
Forse c’è ancora tempo per individuare un gruppo dirigente di giovani, scelto per capacità e merito e non in base alla vicinanza del potente di turno o del gruppo di tessere.
In questo molto potrà avvenire il coinvolgimento di cittadini parti sociali. Se si vuole salvare questa città bisogna avviare scelte totalmente diverse dal passato, facendo piazza pulita con il passato. Se programma e persone dovessero essere scelte nel ristretto di qualche segreteria di partito o a qualche accordo tra ex litiganti di natura spartitoria, sarebbe la fine per questa disastrata città. Se si addebitassero di nuovo ad altri incapacità politica, scarsità di progetti senza tenere conto dei propri errori e dei danni che hanno provocato all’interno di istituzioni e coalizioni, verrebbe meno il concetto di responsabilità che in politica è determinante per vincere.
Tullio Nunzi