Da circa quattro anni ormai non esiste in Italia alcuna procedura di formazione per i nuovi insegnanti. Dopo la chiusura delle Scuole di Specializzazione per l’Insegnamento, infatti, il Ministro Gelmini assieme al suo staff, per sostituirle, ha proposto, con un nuovo regolamento ministeriale, l’avvio di un apposito tirocinio della durata di un anno. Ma questo progetto, peraltro annunciato in pompa magna a settembre dal Ministro Gelmini durante i giorni caldi delle proteste degli insegnanti precari, quasi a voler dimostrare l’efficacia e l’operosità del Governo non ha ancora visto la luce, poichè il decreto che lo contiene è attualmente al vaglio della Corte dei Conti. Nel frattempo in questi anni migliaia di insegnanti continuano a lavorare privi di titolo abilitante, non potendo usufruire di tale formazione.
Nonostante i pesanti tagli imposti al settore, infatti, per le necessità legate al funzionamento del sistema scolastico, sono stati chiamati a lavorare molti insegnanti dalle graduatorie dei supplenti non abilitati, con incarichi annuali per diversi anni consecutivi. Alcuni di questi docenti lavorano stabilmente da decine di anni in questo modo. L’Adida (Associazione Docenti Invisibili Da Abilitare) che rappresenta questi lavoratori si chiede e chiede alle istituzioni se non sia il caso di abilitare innanzitutto questi professionisti che vantano una lunga esperienza sul campo, garantendo loro la continuità occupazionale, se necessario anche attraverso un serio esame abilitante che ne vagli le competenze.
“Denunciano la volontà del Governo di non tenere conto dei titoli di servizio nell’accesso al tirocinio – affermano I membri del direttivo dell’Adida Emanuele Bruschi, Brunella Chiappetta e Patrizia Caira – e quindi di porre le basi per un licenziamento di massa. Al tirocinio annuale infatti si dovrebbe accedere tramite un concorso a cui parteciperebbero, paradossalmente, anche questi insegnanti in servizio da più di dieci anni, senza che questo particolare non da poco possa fare la differenza rispetto ad un qualsiasi neolaureato o neodiplomato che voglia tentare di intraprendere questa carriera”. Tutto ciò sarebbe incostituzionale e fuori da ogni prassi legislativa, sottolineano i tre docenti che raccontano anche di come i loro rilievi siano stati sottolineati dal Consiglio di Stato nel parere che ha espresso sul decreto lo scorso aprile. “Se non ci sarà una marcia indietro del Ministro – proseguono – l’Adida è pronta ad una dura battaglia legale e ad un aspro confronto politico sindacale. Tutti i maggiori sindacati del mondo della scuola hanno infatti chiesto di tener conto del futuro professionale di questi docenti, come d’altra parte è sempre avvenuto in passato.
Non si capisce quale sia la causa di quest’ ostinazione del Ministro. Visto che questo tipo di formazione verrebbe affidato agli atenei – concludono i docenti – pare che le pressioni di qualche baronia universitaria per un periodo di corsi formativi più lungo, destinato a chi è completamente digiuno di questo lavoro, dietro pagamento di lauti compensi, stia per avere la meglio”.