Le scene da tarallucci e vino sono quelle che sicuramente riescono meglio a questo Governo ed in cui in tanti riescono a sguazzarci con naturalezza e spontaneità quasi invidiabili. Con la differenza che stavolta, invece dei tarallucci, c’erano i rigatoni con la coda e la polenta. Perché così è finita quest’oggi, dopo una settimana di vagonate di insulti, alzate di scudi e invettive, la polemica nel centrodestra dopo l’ennesima e amorevole sortita di Bossi all’indirizzo dei romani. “Sono porci questi romani” aveva tuonato appena una settimana fa dal palco leghista di Lazzate il Senatur, scatenando l’indignata reazione di tanti compagni d’armi. “Questa volta Bossi ha veramente superato il segno – tuonava dal Campidoglio il Sindaco Gianni Alemanno – Ha insultato la Roma di oggi e quella del passato rispolverando una vecchia battuta da fumetto. Scriverò a Berlusconi per chiedere un suo intervento affinché i ministri tengano un atteggiamento istituzionale e politico più consono alla loro carica e più rispettoso del ruolo di Roma Capitale e della dignità dei romani”. Non da meno la Governatrice del Lazio Renata Polverini. “Sono vecchie battute che noi facevamo da bambini per scherzare, ma dette da un ministro della Repubblica non vanno bene – il suo commento – Bossi deve ritrovare sobrietà ed essere più sereno quando si esprime. Questa volta le sue parole sono un po’ più gravi delle altre perché non ha parlato ad una festa, dove tutti a volte alziamo un po’ i toni. Non abbiamo nulla da invidiare al nord come Lazio siamo in credito dal punto di vista fiscale e questo è un buon motivo per dire che le cose che ha detto Bossi, al di la del fatto che sono volgari, non sono nemmeno vicine alla realtà”. Qualcun altro, come la deputata romana Barbara Saltamartini usava toni anche più perentori. “Siamo stanchi delle battute di Bossi. Non è possibile abbandonarsi ogni giorno a offese grossolane contro la città di Roma”. Insomma fuoco e fiamme che oggi sono evaporate nel modo più squallido e sboccato possibile. Un grande tendone allestito davanti a Montecitorio, volontari padani e romani ai fornelli e tavola apparecchiata con pajata e polenta servita ad Alemanno, Bossi e Polverini, con quest’ultima che, evidentemente in un raptus di decoro istituzionale, ha deciso di portare alto il vessillo della Regione Lazio imboccando di rigatoni e coda il Senatur davanti a fotografi e telecamere. Pace fatta e tutto dimenticato insomma, con la santa alleanza Pdl e Lega Nord rinsaldata a suon masticate e bocche unte. E la gente che tira la cinghia per arrivare a fine mese? E tutte quelle persone affogate dalla crisi economica? E tutte quelle migliaia di cittadini, disoccupati, lavoratori in mobilità, cassintegrati che ogni giorno, come oggi, manifestano inascoltati a migliaia sotto Montecitorio perché rischiano seriamente di non avere più di che sfamare loro e i propri figli? Proprio davanti a loro doveva consumarsi questa sotto scena da cinepanettone dei fratelli Vanzina? Ma che messaggio si è voluto mandare oggi agli italiani per rivalutare quella politica sboccata e “magnacciona” da cui sempre più si allontanano gli italiani? Ma qual è la sensibilità politica e istituzionale di chi rappresenta ai massimi livelli le istituzioni italiane? Forse una sola frase si addice a questi fenomeni della politica: “Mejo faccia tosta che panza moscia”. Perché per loro la politica è davvero così.
Marco Galice