Don Mazzi: “Berlusconi deve pulire i cessi” – “Mai perdono ai giudici che lo perseguitano”

Caro don Mazzi,

per un momento non ci sovveniva il suo nome di battesimo e chissà perché, confondendolo con un altro prelato mediatico (don Gelmini), rammentavano erroneamente si chiamasse Pierino.

E’ un peccato perché avremmo voluto aprire con la massima latina “Nomen atque omen“, il destino nel nome, pensando al protagonista di mille barzellette e storpiando il suo cognome sostituendo la “z” con la “t”; ma a pensarci bene, nell’accezione più prosaica del sostantivo al singolare, non occorre neppure…

Don Mazzi è spiritoso e perdonerà la nostra bonaria quanto fessa ironia, mai all’altezza del suo fine umorismo…

Eh già, perché deve trattarsi di uno scherzo l’intervista rilascita a Klaus Davi nel corso del programma KlausCondicio di un paio di giorni fa nella quale dichiara perentorio “Mai perdono ai giudici che hanno condannato Berlusconi” quando non più tardi di qualche mese fa in un’altra intervista  – sintetizziamo per chi volesse privarsi del gusto di leggerla – lo reclamava con la bava alla bocca nella propria comunità “…per fargli raccogliere i pomodori e pulire i cessi…” e dava praticamente della “puttana” all’attuale compagna del Cav.

Sempre nella stessa intervista di allora rispondeva sprezzante al giornalista che sottolineava i possibili tagli dei fondi pubblici sul sociale “…non accetterei neanche un centesimo dei suoi soldi. Se poi proprio proprio volesse, saprei dove veicolarli. C’è l’Africa dove ci sono delle comunità che hanno tanto bisogno. Ma non lo so se loro accetterebbero i soldi di Berlusconi…”

Don Antonio, si dice che solo i cretini non cambino mai idea, ma comprenderà che passare dalla gogna per il Cav all’anatema per i giudici che “lo perseguitano” senza cospargersi il capo di cenere, ripetendo l’atto cristiano di penitenza d’inizio quaresima che dovrebbe esserle dimestico, come se mai verbo avesse proferito sul conto del Cav., lascia un po’ attoniti.

Ripensiamo all’ultima dichiarazione citata della prima intervista, sull‘uso dei soldi: forse è riuscito a veicolarli facendoli “digerire” alle comunità africane?

In un ipotetico quiz quale di questi due asserti le è più affine: “il danaro è lo sterco del demonio” o “pecunia non olet”?

Don Antonio è schietto ed arguto e capirà che le nostre vezzose e modeste citazioni non hanno nulla a che vedere con il “latinorum”  – antesignano illustre della goliardica supercazzola – del suo pavido “collega” di manzoniana memoria il quale però conscio della propria ignavia ammetteva che “il coraggio uno non se lo può dare”, rispondendo al Cardinal Borromeo che lo redarguiva per non aver celebrato il matrimonio di Renzo e Lucia.

Aguaplano