Da cinque anni il governo del Nicaragua reprime ogni forma di dissenso e di critica e continua a inventare e incorporare nella legge nuove forme di violazioni dei diritti umani.
Un rapporto diffuso oggi da Amnesty International denuncia la crisi dei diritti umani che il Nicaragua sta attraversando da quando, il 18 aprile 2018, iniziarono le proteste contro la riforma del sistema di previdenza sociale. Per controllare il malcontento, il presidente Daniel Ortega scelse la repressione: oltre 300 morti, più di 2000 feriti e centinaia di arresti arbitrari.
Il rapporto odierno descrive le principali tattiche – uso eccessivo della forza, criminalizzazione dell’attivismo e del dissenso, attacchi contro la società civile ed esilio forzato – con cui il governo del presidente Ortega e della vicepresidente Rosario Murillo ha azzerato gli spazi di libertà, ridotto al silenzio difensori dei diritti umani, giornalisti, dissidenti e voci critiche operando senza alcun controllo e senza rendere conto a nessuno. L’attuazione di questi metodi ha causato arresti arbitrari, torture, sparizioni forzate, esecuzioni extragiudiziali e privazione arbitraria della nazionalità.
Secondo le informazioni raccolte da Amnesty International, negli ultimi cinque anni le forze di polizia – spesso in coordinamento con gruppi armati filogovernativi – hanno fatto uso eccessivo della forza e hanno arrestato arbitrariamente migliaia di persone. Queste forze repressive hanno usato armi letali in circostanze vietate dal diritto internazionale, che hanno causato la morte di centinaia di persone, in alcuni casi vere e proprie esecuzioni extragiudiziali.
Grazie alle informazioni fornite dalla società civile nicaraguense e alle ricerche svolte in vari periodi di tempo dal 2018 al 2023, Amnesty International è stata in grado di concludere che il sistema giudiziario è stato cooptato affinché, insieme ad altre autorità nazionali, controllasse e perseguitasse dissidenti e oppositori mediante processi iniqui. Questo uso del sistema giudiziario ha significato il carcere per centinaia di persone che avevano solo esercitato il loro diritto alla libertà di protesta pacifica, che avevano denunciato le violazioni dei diritti umani o che avevano difeso e promosso i diritti umani.
Il rapporto di Amnesty International descrive anche le azioni repressive e intimidatorie del governo contro le organizzazioni per i diritti umani e gli organi d’informazione indipendenti. Negli ultimi cinque anni sono entrate in vigore norme che hanno limitato la libertà di associazione e di espressione e le organizzazioni per i diritti umani sono state sottoposte a campagne diffamatorie, interferenze illegali e criminalizzazione.
Tra i metodi più recenti impiegati dal governo del Nicaragua allo scopo di limitare la capacità d’azione degli attori della società civile, Amnesty International segnala la revoca del riconoscimento giuridico, le irruzioni negli uffici e il sequestro di beni e attrezzature.
Difensori dei diritti umani, attivisti e giornalisti subiscono minacce, intimidazioni e anche aggressioni fisiche. Molti di loro hanno dovuto lasciare il paese o interrompere temporaneamente le attività per timore di rappresaglie.
Inoltre, l’instabilità sociale ed economica causata dall’incessante repressione e dalla crisi dei diritti umani in cui il paese è precipitato dal 2018 ha costretto migliaia di persone a lasciare il Nicaragua. Le persone forzatamente sfollate negli ultimi cinque anni hanno diritto alla protezione internazionale.
Infine, il rapporto di Amnesty International descrive l’arbitraria privazione della nazionalità ai danni di oltre 300 persone, molte delle quali sono rimaste apolidi e dunque poste in una situazione di ancora maggiore vulnerabilità nell’esercizio di diritti, quali quelli alla salute, all’istruzione e a un impiego dignitoso.
“A cinque anni dal suo inizio, la crisi dei diritti umani in Nicaragua è ancora in corso: lo stato di diritto è compromesso, l’indipendenza del potere giudiziario è erosa da nuove leggi e il paese si è sottratto ai controlli sui diritti umani da parte di organismi regionali e internazionali”, ha dichiarato Erika Guevara-Rosas, direttrice di Amnesty International per le Americhe.
“Oggi più che mai la comunità internazionale deve agire in modo coordinato e determinato, non solo riconoscendo e condannando la sistematica natura delle violazioni dei diritti umani commesse dal governo di Ortega e Murillo ma anche garantendo il diritto alla giustizia, alla verità e alla riparazione per le migliaia di vittime delle politiche repressive”.
Il rapporto “Un grido di giustizia: cinque anni di oppressione e di resistenza in Nicaragua” è disponibile al link https://www.amnesty.org/en/documents/amr43/6679/2023/en/