Probabilmente nessuno aveva ancora usato un sacchetto di plastica che contiene alimenti come preservativo, come invece ha fatto un quarantenne condannato ieri a otto anni di carcere da un tribunale svizzero. La protagonista di questa brutta storia è una ragazza, oggi 21enne, violentata dal patrigno tra le 400 e 1000 volte. Le aggressioni sessuali sarebbero state perpetrate ogni volta che la madre della giovane dormiva o quando era al lavoro, in un periodo che va dal 2007 al 2011. L’aggressore, inoltre, non avrebbe usato sempre un preservativo. A volte si proteggeva con un sacchetto per alimenti di plastica, a volte non usava nulla. La ragazza è rimasta incinta quando aveva solo 14 anni. Il 41enne, originario dei Caraibi, l’ha pure costretta ad abortire in una clinica dichiarando ai medici che aveva avuto rapporti non protetti con un tedesco. L’imputato, che è stato arrestato nel 2012, ha continuato a negare i fatti. Davanti ai giudici, ha anche cercato di mostrarsi come la vera vittima di tutta questa storia, sostenendo di essere il bersaglio di un complotto di famiglia. Ma nessuno gli ha creduto. Le indagini hanno rivelato che lo stupratore aveva legami con altre tre donne, oltre a quella con la moglie svizzera, madre della giovane. Oltre al carcere l’uomo dovrà pagare 50mila franchi di danni alla vittima. L’imputato ha assicurato però che ricorrerà in appello. Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è “una storia di disagio che lascia sconvolti tutti e che evidenzia come le istituzioni debbano essere vicine alle famiglie specie quando ci sono minori in casa”.
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