CIVITAVECCHIA – L’inchiesta che martedì ha scosso la Regione Lazi, portando agli arresti domiciliari l’Ing. Flaminia Tosini e Valter Lozza, proprietario della Mad srl e della NGR srl, coinvolge anche la discarica di Civitavecchia.
Scrive il Giudice per le Indagini Preliminari Annalisa Marzano nell’ordinanza: “Il quadro probatorio raccolto ha svelato, con sconcerto, che il ciclo integrato dei rifiuti urbani della Regione Lazio è illecitamente monitorato e governato da Tosini Flaminia. Costei, nella qualità di Direttore Regionale della Direzione Politiche Ambientali e Ciclo dei Rifiuti anziché destinare le proprie conoscenze tecniche e le proprie funzioni all’interesse pubblico, e in particolare al bene pubblico per eccellenza quale quello per la salubrità dell’ambiente, destinava il proprio ufficio e l’intero reparto dedicato al ciclo integrato dei rifiuti, nel quale si muoveva con straordinaria disinvoltura, agli interessi privati di Lozza Valter, uomo con il quale intratteneva una relazione extraconiugale condividendone però, anche gli affari”.
Il rapporto tra i due indagati va oltre la supposta relazione sentimentale che nessun problema avrebbe creato se la dirigente avesse rispettato il dovere di astensione per conflitto di interesse in relazione agli atti che interessavano il Lozza. Quello che emerge dall’ordinanza è “la condivisione dei profitti” dove regalie, bracciali, viaggi e borse Prada si prefigurano come espressione immediata e diretta di un vantaggio personale; secondo l’impianto accusatorio innumerevoli sono le occasioni in cui la Tosini sembrerebbe “ricoprire la carica di amministratore di fatto delle società facenti capo all’imprenditore.”
Punto focale dell’ordinanza è la discarica di Monte Carnevale di proprietà della NGR, ma altresì sono interessate la discarica di Civitavecchia e quella di Bracciano. Sia La Tosini che il Lozza sono conosciuti in città; la prima per essere stata Assessore all’Ambiente della giunta Tidei nel 2013; oltre a ricoprire il ruolo dirigenziale in Regione Lazio è anche assessore e vice sindaco della vicina città di Vetralla nel viterbese. Il secondo, Valter Lozza, è proprietario della società Mad srl che si occupa della gestione della discarica di Fosso Crepacuore a Civitavecchia. La società Mad, il cui amministratore delegato è lo stesso Lozza, è detenuta al 94,7% dalla Trasporti Melfa srl e al 5,3% dalla SACAE srl. La trasporti Melfa srl è detenuta da Lozza Alice per l’88,33% e il restante 11,67 da Marconcini Sonia (nata a Santa Marinella e moglie del Lozza), amministratore lo stesso Lozza. Nella SACAE srl risulta amministratore sempre Lozza, proprietario della società all’83,5% mentre il restante 16,5% risulta intestato a Marconcini Sonia.
In uno stralcio dell’ordinanza applicativa di misure cautelari personali si legge come il Lozza informava la dirigente Tosini di “altro denaro appena conferito di cui entrambi avrebbero potuto beneficiare”. “Sai ha pagato Hcs, due milioni e otto”…e amore con tutti sti soldi che dove scappamo…dove scappamo co tutti sti soldi…non mi servono a un cazzo tutti sti soldi…ti posso assicurare che (incomprensibile)”. In base a quanto scritto dal Gip la “comunanza di interessi (tra Lozza e Tosini ndr) si coglieva nell’aver impiegato il termine scappare nella prima forma plurale”. Risponde l’indagata: ”vabbè, li tieni da parte sarà più tranquilla…sarà più tranquillo il futuro di A…che dici scusami”, “eh vuoi mette…investi! come non saprei come consigliarti, però”…” qualcosa ci farai”… Replica Valter Lozza: “Qualcosa ci faremo.”
I due milioni e otto di Hcs, di cui si parla nell’intercettazione, potrebbero presumibilmente essere una tranche del concordato liquidatorio approvato per i crediti vantati dalla Mad. Soldi dovuti alla società di Lozza, nulla questio. I rapporti tra Hcs e Mad si basano su una convenzione (stipulata tra Mad e Comune di Civitavecchia) richiamata nella Autorizzazione Ambientale Integrata rilasciata a Etruria Servizi, poi Hcs, come gestore della discarica e Mad come proprietario. Quello che è indicativa secondo la gip Marzano è la condivisione dei profitti tra i due dove l’imprenditore ricalcava la “comproprietà” di quel denaro. Stesso discorso per l’appalto e il pagamento relativo le terre derivanti dallo scavo del lotto 3 della discarica di Fosso Crepacuore e utilizzate per il capping della discarica di Cupinoro di Bracciano.
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