CIVITAVECCHIA – Le considerazioni emerse dal convegno su cultura e turismo con Philippe Daverio hanno confermato tutti i dubbi sulla capacità dell’amministrazione comunale di evitare il dissesto finanziario del Comune, nei prossimi 50 giorni.
L’assessore D’Antò ha presentato il progetto attorno al quale ruota, nella prima fase, che rischia di rimanere l’unica, tutto il piano di valorizzazione degli immobili comunali, che entro dicembre dovrebbe portare 5 milioni di euro nelle casse comunali: 2 milioni da parte della Sgr che si aggiudicherà il bando pubblico per la costituzione del fondo immobiliare e 3 milioni come acconto del 50% della concessione per l’area di Fiumaretta da parte del fantomatico imprenditore che decidesse di costruire lì albergo e centro commerciale.
Ora, senza scomodare l’alta finanza o gli investitori di Dubai, veri o falsi che siano, credo che il buon senso dovrebbe far almeno porre alcune semplici domande a chi – probabilmente non essendo di Civitavecchia – ha ideato il piano scaccia-crisi fatto proprio dai grillini: chi sarà tanto ”ardito” da investire 6 milioni per la sola concessione, anticipandone 3 sulla ”parola”, oltre ai costi di realizzazione e poi di gestione per un albergo a Fiumaretta? E quale pianificazione urbanistica e commerciale è stata definita per pensare di piazzarvi anche un parco commerciale, a tutto danno del commercio locale?
Basta infatti contestualizzare l’investimento, conoscendo il luogo, per poter affermare che sarà un albergo che “delizierà” gli ospiti, in tutti i sensi: dalla vista, incastonato tra cimitero, carcere,depositi costieri, porto commerciale e centrali elettriche; all’udito, visto che la superstrada di accesso allo scalo, con la nuova viabilità passerà a pochi metri dalle stanze del resort; il tatto consentirà senza dubbio di toccare con mano le polveri di traffico, operazioni portuali e ciminiere nei paraggi; per il gusto forse a qualcuno verrà in mente anche di proporre spigole e cefali pescati nel canale sottostante; quanto all’olfatto, i miasmi del vicino depuratore sono sempre garantiti.
Dovendo inoltre considerare anche i costi di demolizione dell’esistente (a meno di non voler realizzare l’albergo accanto all’orrendo blocco di cemento di Fiumaretta) e di bonifica del sottosuolo, forse l’unico vero incentivo nell’imbarcarsi in una operazione del genere per un investimento nel settore turistico-alberghiero in quell’area può essere la speranza di estrarre il petrolio durante la bonifica che quasi certamente riguarderà anche altri materiali ”scomparsi” nel corso degli anni dopo gli ultimi interventi prima che il Comune prendesse in carico dall’Enel gli immobili nello stato in cui si trovavano, senza pretendere la bonifica.
Per questo è da ritenere che il futuro più sensato per Fiumaretta sia quello di area destinata alla logistica portuale e che per gli investimenti di carattere alberghiero siano da trovare altre soluzioni, a partire dallo scioglimento dei nodi con le banche sulla vicenda Terme.
Per questo, anche per questo, da mesi continuiamo a sostenere, inascoltati, che il rischio di trovarsi a dicembre con un bilancio 2015 in disavanzo di 5 milioni è più che concreto.
Massimiliano Grasso – “Capogruppo de La Svolta”