SANTA MARINELLA – “Il 24 maggio è stato approvato dal Consiglio Comunale il nuovo regolamento, alla cui formulazione hanno concorso sia la maggioranza che la minoranza. Purtroppo però è mancato il voto dell’opposizione, cosa non da poco per un documento che deve regolare l’esercizio stesso della democrazia nella massima sede democratica della città che è il Consiglio Comunale.
L’elemento di contrasto è stato l’emendamento presentato dalla maggioranza che permette di intervenire durante le sedute comunali non solo ai consiglieri come di diritto, ma anche agli assessori. La questione, che era stata già discussa durante l’elaborazione del documento e aveva riscosso disapprovazione non solo da parte dell’opposizione, ma anche di alcuni consiglieri di maggioranza, viene infine riproposta sotto forma di emendamento.
Come ricordava Norberto Bobbio, la democrazia è prevalentemente un “insieme di regole di procedura” che ha lo scopo di garantire la massima correttezza tra le parti e di definire la funzione di ciascuna in un sistema di pesi e contrappesi.
I consiglieri comunali sono la diretta emanazione dei cittadini che li eleggono. Gli assessori sono nominati dal Sindaco nei comuni superiori a 15000 abitanti (dispositivo dell’art. 47 testo unico enti locali) e insieme compongono la giunta. La legge nel definire le compatibilità della carica di assessore indica espressamente la decadenza dal Consiglio dell’assessore ove esso sia stato anche eventualmente eletto (con il subentro in Consiglio del primo successivo non eletto), indicando una netta separazione tra i 2 differenti ruoli (dispositivo articolo 64 testo unico enti locali – incompatibilità tra consigliere comunale e assessore nella rispettiva giunta).
Ai consiglieri compete la discussione sugli orientamenti legislativi, agli assessori la messa a terra di quanto richiesto dalla operatività di governo della città, rendendone conto, su richiesta, al il Consiglio Comunale; il Consiglio Comunale esprime le linee di orientamento della cittadinanza, mentre la giunta che rappresenta il potere esecutivo, esprime l’azione amministrativa che ne consegue. Due funzioni radicalmente diverse, che il testo unico degli enti locali separa nettamente, come testimoniato dalla decadenza dal Consiglio in caso di nomina.
Dare lo stesso diritto di parola agli uni e agli altri stravolge il senso della legge, configurando un assessore-consigliere comunale (seppure senza diritto di voto). La violazione di quanto sancito dal testo unico enti locali, conduce a distorcere la differente natura dei due ruoli, in quanto l’assessore-consigliere è posto in condizione di orientare la discussione del Consiglio, lo stesso Consiglio che deve approvare o respingere l’operato di giunta di cui l’assessore fa parte. E poco importa che non intervenga su cose che riguardino lui direttamente! Si crea un grave vulnus democratico, in quanto viene alterato il corretto rapporto tra maggioranza e minoranza, di per sé già mortificato dal sistema elettorale maggioritario.
Dare il diritto di parola agli assessori non ha il significato di “allargare la democrazia”, come sostenuto in Consiglio, ma quello di provocare una grave forzatura a favore della maggioranza, riducendo in proporzione le voci dell’opposizione.
La democrazia si allarga non amplificando le possibilità dei soggetti che già hanno ruoli di potere, ma ampliando il potere di chi di potere ne ha meno, con metodi atti a favorirne la partecipazione, coinvolgere i cittadini nelle decisioni da prendere, renderli attivi nella progettazione della città, far valere i loro diritti, garantire una comunicazione trasparente…
O ancora, a livelli più alti, scongiurare sistemi elettorali di premierato, permettere il dissenso nelle piazze, garantire la libertà di parola, rispettare le opinioni altrui, evitare propagande menzognere, garantire equità sociale”
Prof.ssa Clelia Di Liello – Coalizione Futuro