CIVITAVECCHIA – La Regione deve chiarire se esercita o meno i suoi poteri sostitutivi. Questa la sentenza del Tar del Lazio in merito al ricorso presentato dalle associazioni Codici e Movimento Difesa del Cittadino contro la vendita del 60% di Hcs a privati da parte del Comune di Civitavecchia. In sostanza il Tribunale amministrativo ha ordinato alla Regione di specificare se l’operazione di privatizzazione del servizio idrico cittadino attuata dall’Amministrazione Moscherini è conforme o meno alla legge, come chiesto dalle associazioni dei consumatori e, in caso di illegittimità, di provvedere all’eventuale commissariamento dell’ente gestore.
La vicenda ha avuto origine nel 2008 quando il Comune, invece di consegnare le reti e gli impianti al gestore del Sistema idrico integrato, ovvero Acea Ato2, costituì una società, Hcs, dove far confluire le e gli impianti idrici, attraverso una procedura diversa dalla legge Galli e dalla legge regionale del Lazio.
Un comportamento che le associazioni Codici ed Mdc segnalavano alla regione, al Prefetto di Roma e alla Sto Ato2 senza tuttavia ricevere risposta. Così nel marzo di quest’anno le due associazioni notificavano un atto di diffida nei confronti del Sindaco Moscherini, del Presidente della Provincia di Roma Zingaretti, in qualità di presidente Ato 2 e del legale rappresentante pro tempore Acea Ato 2. Nonostante tali iniziative il Comune di Civitavecchia procedeva comunque a emettere l’ormai famoso bando per la presentazione di offerte di acquisto del 60% della quota azionaria di Hcs. All’atto di diffida delle associazioni, la Commissione Nazionale per la Vigilanza sulle Risorse Idriche ha risposto sottolineando l’illegittimità del comportamento del Comune di Civitavecchia, invitando al ripristino della situazione di legalità. Ha inoltre chiesto alla Regione Lazio di adottare ogni iniziativa per risolvere la situazione. L’atto di diffida è però rimasto privo di riscontri.
Oggi, come detto, la sentenza del Tar, che lascia in pratica aperta la questione. “Siamo soddisfatti, la vicenda rimane infatti aperta – dichiara Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale del Codici – e non è una questione da poco. Inoltre può essere generalizzata a tutti quei comuni che ancora vivono situazioni analoghe. Il comportamento e l’inerzia di Ato 2 sono tra l’altro a dir poco imbarazzanti, le sue inadempienze sono gravi e inaccettabili”.